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442 | ATTO TERZO |
sopra una botte! Il garzone tirava il vino, ed io prendilo e mettilo via. E Coronato ha la debolezza di domandar a me se l’ho veduto, se ne so niente! Sono pazzo io a dirgli che l’ho preso io? Acciò vada dicendo che sono andato a posta, che ho rubato... È capace di dirlo. Oh, è così briccone, ch’è capace di dirlo. Ma dove ho d’andar io per trovar il signor Evaristo? Dal Conte no, perchè è all’osteria che lavora di gusto. (Dà cenno che mangia) Basta, cercherò nelle case buone. Sono sei o sette, lo troverò. Mi dispiace che sono ancora all’oscuro di quel che ha detto Susanna. Ma le parlerò. Oh, se trovo Giannina in difetto, se la trovo colpevole!... Cosa farò? L’abbondonerò? Eh, poco più, poco meno. Le voglio bene. Cosa mai sarà? (va per partire)
SCENA IV.
Limoncino dal caffè, e detto; poi Coronato.
Crespino. Oh, mi sapreste dire dove sia il signor Evaristo?
Limoncino. Io? Cosa sono? Il suo servitore?
Crespino. Gran cosa veramente! non potrebbe essere nella vostra bottega?
Limoncino. Se ci fosse, lo vedreste. (si avanza)
Crespino. Limoncino del diavolo.
Limoncino. Cos’è questo Limoncino?
Crespino. Vieni, vieni a farti rappezzare le scarpe. (via)
Limoncino. Birbante! Subito anderò a dirgli che il signor Evaristo è nel nostro giardino. Ora ch’è in giubilo, in consolazione, non ha bisogno di essere disturbato. Ehi dall’osteria. (chiama)
Coronato. (Alla porta) Cosa c’è?
Limoncino. Ha mandato a dire il signor Evaristo, che dite al signor Barone che desini, e non l’aspetti, perchè è impegnato, e non può venire.
Coronato. Ditegli che l’ambasciata è arrivata tardi, e che il signor Barone ha quasi finito di pranzare.