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434 ATTO TERZO


dalla speziaria, passa al palazzina con sottocoppe e caraffe, ed entra. Tognino spazza. Crespino prende il suo boccale e va pian piano e melanconico all’osteria, ed entra; Tognino spazza. Susanna esce di bottega, accomoda la sua mostra, poi si mette a sedere e lavorare. Tognino va in casa e serra la porta. Crespino esce dall’osteria col boccale pieno di vino, e ridendo guarda il ventaglio che ha sotto la gabbana, per consolarsi da sè, ma per farlo vedere al popolo, e va al suo banchetto e mette il boccale in terra. Giannina di casa, siede e si mette a filare. Crespino si mette a sedere, fa vedere a tirar fuori il ventaglio, e lo nasconde ridendo sotto al curame1, e si mette a mangiare. Coronato solo torna dalla stessa strada. Passa davanti a Crespino e ride. Crespino mangia e ride. Coronato inverso l’osteria si volta verso Crespino e ride. Crespino mangia e ride. Coronato alla porta dell’osteria mangia, ride ed entra. Crespino tira fuori il ventaglio, lo guarda e ride, e poi lo rimette, poi seguita a mangiare e bere. (qui termina la scena muta)

Il Conte e il Barone escono dal palazzino.

Conte. No, amico, scusatemi, non vi potete doler di niente.

Barone. Vi assicuro che non ho nemmen ragione di lodarmi.

Conte. Se la signora Candida si è trovata male, è un accidente, vi vuol pazienza. Sapete che le donne sono soggette ai vapori, agli affetti sterili.

Barone. Sterili? Isterici vorrete dire...

Conte. Sì, isterici, isterici, come volete. Insomma, se non vi ha fatto tutta l’accoglienza, non è colpa sua, è colpa della malattia.

Barone. Ma quando siamo entrati non era ammalata, e appena mi ha veduto, si è ritirata nella sua camera.

Conte. Perchè si sentiva il cominciamento del male.

Barone. Avete osservato la signora Geltruda quando è sortita dalla camera della nipote, con che premura, con che ammirazione leggeva alcuni fogli che parevano de’ viglietti?

  1. Il Momigliano corregge: cuoio.