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IL VENTAGLIO | 425 |
Giannina. Dal signor barone del Cedro.
Evaristo. Il Barone è in casa? (con maraviglia)
Giannina. Che difficoltà c’è che sia in casa, se è lo sposo della signora Candida?
Evaristo. Giannina, voi sognate, voi delirate, voi non fate che dire degli spropositi.
Giannina. Non mi credete, andate a vedere, e saprete s’io dico la verità.
Evaristo. In casa della signora Geltruda...
Giannina. E della signora Candida.
Evaristo. Vi è il Barone?
Giannina. Del Cedro...
Evaristo. Sposo della signora Candida...
Giannina. L’ho veduto con questi occhi e sentito con queste orecchie.
Evaristo. Non può stare, non può essere, voi dite delle bestialità.
Giannina. Andate, vedete, sentite, e vedrete s’io dico delle bestialità. (cantando)
Evaristo. Subito, immediatamente. (corre al palazzino e batte)
Giannina. Povero sciocco! Si fida dell’amore d’una giovane di città! Non sono come noi no, le cittadine. (Evaristo freme, e torna a battere.)
Tognino. (Apre, e si fa vedere sulla porta.)
Evaristo. E bene!
Tognino. Perdoni, io non posso introdur nessuno.
Evaristo. Avete detto che sono io?
Tognino. L’ho detto.
Evaristo. Alla signora Candida?
Tognino. Alla signora Candida.
Evaristo. E la signora Geltruda non vuole ch’io entri?
Tognino. Anzi la signora Geltruda aveva detto di lasciarla entrare, e la signora Candida non ha voluto.
Evaristo. Non ha voluto? Ah giuro al cielo! Entrerò. (vuol sforzare e Tognino gli1 serra la porta in faccia)
- ↑ Ed. Zatta: li.