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410 ATTO SECONDO


di terra, e per essere rispettata in questo villaggio ha bisogno della mia protezione.

Barone. Viva il signor Conte che protegge le vedove, che protegge le belle donne.

Conte. Che volete? A questo mondo bisogna essere buoni da qualche cosa.

Barone. Mi farete dunque il piacere...

Conte. Non dubitate, le parlerò, le domanderò la nipote per un cavaliere mio amico; e quando gliela dimando io, son sicuro che non avrà ardire, che non avrà coraggio di dire di no.

Barone. Ditele chi sono.

Conte. Che serve? Quando gliela domando io.

Barone. Ma la domandate per me?

Conte. Per voi.

Barone. Sapete voi bene chi sono?

Conte. Non volete che io vi conosca? Non volete che io sappia i vostri titoli, le vostre facoltà, i vostri impieghi? Eh, fra noi altri titolati ci conosciamo.

Barone. (Oh come me lo goderei, se non avessi bisogno di lui!)

Conte. Oh collega amatissimo... (con premura)

Barone. Cosa c’è?

Conte. Ecco la signora Geltruda con sua nipote.

Barone. Sono occupate, credo che non ci abbiano veduto.

Conte. No certo. Se Geltruda mi avesse veduto, si sarebbe mossa immediatamente.

Barone. Quando le parlerete?

Conte. Subito, se volete.

Barone. Non è bene che io ci sia. Parlatele, io anderò a trattenermi dallo speciale.

Conte. Perchè dallo speciale?

Barone. Ho bisogno di un poco di reobarbaro per la digestione.

Conte. Del reobarbaro? Vi darà della radica di sambuco.

Barone. No no, lo conosco. Se non sarà buono, non lo prenderò. Mi raccomando a voi.

Conte. Collega amatissimo. (lo abbraccia)