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408 ATTO SECONDO


il suo, quasi per causa di quel signore, dissi subito fra me, lo comprerà per darlo alla signora Candida...

Candida. L’ha dunque comprato per me?

Susanna. Oh signora no; anzi le dirò che ho avuto la temerità di domandarglielo se lo comprava per lei. In verità mi ha risposto in una maniera, come se io l’avessi offeso; non tocca a me, dice, cosa c’entro io colla signora Candida? L’ho destinato altrimenti.

Candida. E che cosa ha fatto di quel ventaglio?

Susanna. Cosa ne ha fatto? L’ha regalato a Giannina.

Candida. (Ah son perduta, son disperata). (agitandosi)

Susanna. Signora Candida. (osservando la sua inquietudine)

Candida. (Ingrato! Infedele! E perchè? per una villana?)

Susanna. Signora Candida. (con premura)

Candida. (L’offesa è insopportabile).

Susanna. (Povera me, l’ho fatta!) Signora, s’acquieti, la cosa non sarà così.

Candida. Credete voi ch’egli abbia dato a Giannina il ventaglio?

Susanna. Oh in quanto a questo, l’ho veduto io con questi occhi.

Candida. E cosa dunque mi dite, che non sarà?

Susanna. Non so... non vorrei vederla per causa mia...

SCENA Ili.

Geltruda sulla porta del palazzmo.

Susanna. Oh, ecco la sua signora zia. (a Candida)

Candida. Per amor del cielo, non dite niente. (a Susanna)

Susanna. Non v’è pericolo. (E voleva dirmi di no). Suo danno, perchè non dirmi la verità? (da sè)

Geltruda. Che fate qui, nipote? (Candida e Susanna si alzano)

Susanna. È qui a favorirmi, a tenermi un poco di compagnia.

Candida. Son venuta a vedere se ha una cuffia da notte.

Susanna. Sì, è vero, me l’ha domandata. Oh non dubiti niente, che con me può esser sicura. Non sono una frasca, e in casa mia non vien nessuno.