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IL VENTAGLIO 387

Candida. (Ride forte.)

Evaristo. Che ne dice, signora Candida? (si fa fresco col ventaglio e lo rimette sul poggio1)

Candida. Che vuole ch’io dica? Sono cose da ridere veramente.

Geltruda. Via, signori, lasciatelo stare quel buon ragazzo; egli fa del buon caffè, ed è sotto la mia protezione.

Barone. Oh, quando è sotto la protezione della signora Geltruda, gli si porterà rispetto. (Sentite, la buona vedova lo protegge). (piano ad Evaristo)

Evaristo. Non dite male della signora Geltruda. Ella è la più saggia e la più onesta donna del mondo. (piano al Barone)

Barone. Tutto quel che volete, ma si dà aria di protezione come lei... il signor Conte, che siede e legge con un’aria da giurisdicente. (come sopra)

Evaristo. Oh in quanto a lui, non avete il torto, è una vera caricatura, ma è troppo ingiusta la comparazione colla signora

Geltruda. (come sopra)

Barone. Un per un verso, l’altra per l’altro, per me li trovo ridicoli tutti due. (come sopra)

Evaristo. E cosa trovate di ridicolo nella signora Geltruda?

Barone. Troppa dottrina, troppo contegno, troppa sufficienza2.

Evaristo. Scusatemi, voi non la conoscete. (piano fra loro)

Barone. Stimo più la signora Candida cento volte. (il Barone ed Evaristo finiscono di bere il caffè. Si alzano, rendono le tazze a Limoncino. Tutti e due vogliono pagare. Il Barone previene: Evaristo lo ringrazia piano. Limoncino con le tazze e i denari va in bottega. In questo tempo Timoteo pesta più forte.)

Evaristo. Sì, è vero... La nipote ha del merito... (Non vorrei che costui mi fosse rivale). (da sè)

Conte. Eh! signor Timoteo. (grave)

Timoteo. Che mi comanda?

Conte. Questo vostro pestamento m’annoia.

Timoteo. Perdoni... (battendo)

  1. Poggiuolo; balaustro o parapetto della terrazza.
  2. Franc.: boria, presunzione.