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ed è, che non abbiate che il vostro discernimento per guida, non assoggettandolo a delle idee straniere, e inalzandoci a voi, anzi che dobbiate voi discendere fino a noi; in una parola comporre in Francia, come avete fatto in Italia, e imitando la natura, che in ogni dove è la medesima. Secondo me non v’è via di mezzo. Perchè se vorrete unire il vostro metodo al nostro, formerete de’ mostri, che non piaceranno nè a voi, nè a noi. Nè già dico questo riguardo al vostro Amor Paterno, ove avete saputo con un fortunato sforzo dell’Arte conservare l'usata vostra maniera, prendendo un tuono francese e familiarizzandovi con il carattere de’ nostri Attori, e avete adottata la nostra maniera nobile e delicata, non già la nostra Italiana, e fattolo con una naturale facilità. La soggezione, lo sapete meglio d’ogn’altro, non è per l’opere di spirito, e perchè avrete a temere di dare al vostro tutta la sua forza? Avete sovente veduto, da che siete a Parigi, l’accoglienza fatta al figlio d’Arlecchino, e al patetico di questa Commedia, che esce dalla maniera ordinaria dell’altre Italiane nostre. Seguirà lo stesso in tutti i sentimenti che vorrete dipingere, quando lo farete con quell’arte che è propria solo di voi. Molto male giudichereste di noi, immaginando di non poterci far gustare presto o tardi delle Commedie, come sono le vostre, estratte dal sen medesimo della Natura, della quale siete giustamente appellato il figliuolo. Commedie che interessano per l’intreccio, muovono co' sentimenti, piacciono nel dialogo, e divertono a motivo delle spiritose piacevolezze, che nascono dalle cose, non dalle parole, sorprendono per le situazioni, instruiscono con la morale, soddisfanno nello scioglimento, e che in una parola più s’accostano alle nostre buone Commedie Francesi, che alle nostre Farse Italiane.
M’appello di ciò non solo a quelli che hanno veduto rappresentare le Commedie vostre, ma eziandio a quelli che non hanno fatto che leggerle, o nella lingua originale, o nelle traduzioni che di alcune di esse sono state fatte, tra le cento dodici Commedie da voi composte, senza contare le vostre Opere Comiche, che pur non son poche, sono persuaso che ve ne abbia molte, le quali nelle mani, non dico d’un Autore, ma solamente d’un uomo intelligente qualche poco del Teatro, e a quello affezionato, potrebbono con i cangiamenti, che necessariamente esigono i nostri costumi, e le leggi del nostro Teatro, meritar l’onore della Scena Francese.
Perciò inviterei, se mi si presentasse l’occasione, gli Autori tutti e le persone di gusto, le quali non hanno cognizione delle vostre Opere, a convincersi con la nuova e bella edizione che voi ne fate attualmente, di ciò che dico, e a porlo in esecuzione, felice di potere almeno con ciò contribuire in qualche cosa all'onore del primo Teatro dell’Universo.
E sarebbe rendergli un gran servizio, come alla Nazion tutta, d’accrescere un poco il ricco e superbo fondo che ne ha, il quale benchè eccellente, ogni giorno più si consuma, e dimanderebbe altre novità Comiche che quelle continuamente si veggono. Le traccie di Moliere son ormai perdute, e la vera Commedia è andata in dimenticanza; abbondiamo di vizj, e di cose degne di riso, ma non abbiamo buoni Pittori per ricopiarle, o almeno sono rari, e i loro pennelli lentissimi. Son necessari molti anni per vedere uscir alla luce una Commedia degna di tal nome, e della posterità; e si crede al presente averne fatta una buona, quando si sono abbozzati alcuni ritratti, e cuciti insieme alla rin-