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TRADUZIONE DELLA LETTERA

DEL SIGNOR MESLE

IN RISPOSTA A QUELLA DEL SIGNOR

GOLDONI.1

Parigi 10 Novembre 1762.


V

I trasmetto. Signore, la traduzione del vostro Estratto, la quale però, malgrado de’ particolari che vi siete preso il pensiero d’inserirvi, non rappresenterà che una Idea imperfetta della vostra Commedia. Vi confesso, che se non dopo averla interamente letta sul manoscritto da voi affidatomi, ne ho potuta ravvisar la bellezza. Me ne avea è vero l’Estratto indicato il Soggetto e la condotta, ma non me ne avea dimostrata la finezza, la vivacità e tutto il gustoso del Dialogo, non lo scherzo, la forza e l’interesse delle Passioni, l'unione e il giusto proposito delle Scene, che la Commedia intera mi ha fatto conoscere. Del resto ho conservato, per quanto il gusto della nostra lingua ha potuto concederlo, il vostro ordine e le espressioni vostre, negli squarci soprattutto di Poesia. Ma riguardo a questa ho creduto che non farebbe la Prosa a sufficienza comprendere ai Francesi, che non intendono l’Italiano, l’armonia e bellezza de’ vostri Versi; e come ho temuto nel tempo medesimo che la schiavitù della rima non mi slontanasse dal vostro Originale, sfigurandone i vostri sentimenti, ho abbracciato il partito di mettere in Versi sciolti il Sonetto, la Cantata e il Madrigale, seguendovi verso per verso, ed impiegando, per quanto è stato possibile, gl’epiteti stessi e la misura medesima da voi usata. Desidero di tutto cuore, che questa Traduzione vi rechi altrettanto piacere, quanto ne ho provato io nel farla: e mi stimerò sempre ben fortunato, quando la mediocre conoscenza che ho di vostra lingua, mi porgerà l’occasione d’esservi utile; la quale, vi prego instantemente, di farla nascere sovente: poiché è ben dovere, che tutto quello che so d’Italiano, lo impieghi per voi, mentre a voi solo ne

  1. Questa traduzione trovasi nel cit. I. V (1763) dell’edizione Pasquali di Venezia, pp. 323-231, e fu compiuta per incarico dell’editore stesso, a cui il Goldoni scriveva da Parigi in data 14 febbr. 1763: «Vi è noto aver io stampato un estratto della mia Commedia in Francese. Alla testa di esso vi è una mia lettera al Traduttore, ed una risposta di Lui ecc. Voi sapete da chi avere l’estratto in Venezia; fatela tradurre in lingua nostra Italiana, e stampate la sua ecc.» (I. c. p. 318).