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320 | L'AMORE PATERNO |
Angelica. (Siamo nate infelici, e siam costrette a soffrire).
Florindo. Camilla mi ha parlato al cuore. Camilla mi ha intenerito. Queste giovani mi muovono a compassione. Vorrei... convien risolvere... ma convien pensare... Che cosa direbbe il signor Petronio?
Petronio. Per me direi... Sì signor, si protrebbe... Quando mai... per esempio...
Pantalone. Per esempio, delle chiaccole senza sugo.
Florindo. Orsù, la gloria mi consiglia, la pietà m’inspira. Sarò io il primo ad insegnare altrui la via della compassione. Signora Angelica, io vi offerisco la mano.
Silvio. Fermatevi. Voi siete mosso a sposarla dalla gloria e dalla pietà, io dal merito e dalla stima. Decida la signora Angelica a chi vuol conceder la mano.
Angelica. lo non ardirò di rispondere, senza l’autorità di mio padre.
Pantalone. Fia mia, no so cossa dir. Desidero che ti sii contenta, ma considera che ti è la segonda, e me dolerave assae de veder a far un torto alla prima.
Florindo. Per me è tutt’uno. Sposerò la prima, se vi contentate.
Celio. Piano, signore. Io amo la signora Clarice. Esitai lungo tempo, ma non ho cuore di vederla sagrificata ad un imeneo senza amore. S’ella è di me contenta, ho risolto, e le offerisco la destra.
Clarice. Che dite voi, signor padre?
Pantalone. Estu contenta, fia mia?
Clarice. Contentissima.
Pantalone. E mi, più che contento. (Clarice e Celio si danno la mano)
Florindo. Decida dunque la signora Angelica.
Angelica. Giacché mio padre l’accorda, accetterò la mano del signor Silvio.
Silvio. Una tal preferenza mi onora. (si danno la mano)
Florindo. Son contentissimo in ogni modo. Avrò io il merito di aver provocato gli animi all’eroismo, alla gloria; che dice il signor Petronio?