Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/328

316 L'AMORE PATERNO

Silvio. No, amico, non partirete. Amore non vi permetterà di partire. (parte)

Arlecchino. Amor m’impedirà de partir? Sior no. Cossa èlo sto amor? Elo un mago che me possa incantar? No gh’ho paura, voggio andar via. (vede Camilla) Ah, ecco là la magia che m’incanta.

SCENA II.

Camilla ed Arlecchino.

Camilla. (Briccone! trattarmi in tal modo, usarmi una simile crudeltà? Meriterebbe ora ch’io lo scacciassi).

Arlecchino. (Vorria, e no vorria; ma no, mi no ho da esser el primo).

Camilla. (Pretenderà ch’io vada a pregarlo. L’ho avvezzato male, e se mi mette il piede sul collo, quando sarò sua moglie mi tratterà come un cane).

Arlecchino. (Ho proprio volontà de guardarla; ma se la guardo, son fritto).

Camilla. (Chi sa mai cosa pensa? Chi sa mai con quale intenzione sia qui ritornato?)

Arlecchino. (Coraggio, el vol esser coraggio. Andar via senza dirghe niente). (in atto di partire)

Camilla. (Si schiarisce con un poco di caricatura, senza guardarlo.)

Arlecchino. (Si ferma, e si rivolta verso Camilla. S’incontrano cogli occhi, e restano un poco ammutoliti.)

Arlecchino. Servitor suo. (dolcemente, in atto di voler partire)

Camilla. Serva sua. (inchinandosi con mestizia)

Arlecchino. (No la me dise gnanca, che resta?)

Camilla. (Ha intenzione ancora di lasciarmi? )

Arlecchino. (No, no la voggio pregar. No sarà mai vero, no me voggio avvilir).

Camilla. (È un cane, è un barbaro, senza pietà, senza discrezione).

Arlecchino. (Animo, risoluzion). (in atto di andarsene)