Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
312 | ATTO SECONDO |
Camilla. (Povere sfortunate).
Pantalone. A domandar la limosina.
Camilla. (Mi sento morire).
Pantalone. Vago via.
Camilla. Fermatevi. (Ma perchè mai ho io un cuore sì tenero e sì sensitivo?)
Pantalone. (Me par che la se vada un pochetto calmando).
Camilla. Fatemi un piacere, signor Pantalone. Lasciatemi un poco sola.
Pantalone. Volentiera. (si ritira per un poco)
Camilla. (Vo’ consigliarmi con me medesima).
Pantalone. Camilla. (come sopra)
Camilla. Ma questo poi, compatitemi...
Pantalone. Gnente, fia mia; una parola sola. No pregiudichè i vostri interessi, no tradì el vostro cuor, ma se podè, abbiè carità de mi. (parte pian piano, e quando è alla porta si volta) Sì che ti xe de bon cuor, sì che ti gh’averà compassion. (parte)
SCENA XIV.
Camilla sola.
Ho d’aver compassione per altri, e non l’ho d’aver per me stessa? Per far del bene ho da perdere l’amor mio, la mia pace, ho da perder tutto? Arlecchino mio caro, dove sei il mio caro Arlecchino? Vieni dalla tua povera Camilla, vieni da colei che ti ama, che ti adora, che non può vivere senza di te. Ah me infelice! non mi ascolta, sarà forse partito. Son fuor di me. Sono disperata; odio chi è causa della mia rovina. Odio Pantalone, odio le sue figliuole... Ma che colpa ne hanno quelle povere sfortunate? Oh dio! mi si spezza il cuore, ho il cuore lacerato da due passioni. Cielo, aiutami, aiutami, cielo, per carità. (parte)
Fine dell’Atto Secondo.