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306 ATTO SECONDO

Celio. (Ah, sempre più m’innamora. Non vorrei esser costretto a sagrificare la mia libertà).

Pantalone. E èla, sior Silvio, no la dise gnente? Non la se degna gnanca de dirghe brava a mia fia?

Silvio. Io l’ammiro infinitamente, ma la mia passione è la musica.

Pantalone. Grazie al cielo, gh’avemo da sodisfarla. Vorla musica? la sentirà della musica. A ti, Angelica, canteghe quella cantata che ti ha composto ti colle parole de to sorela. Musica de una sorela, parole dell’altra sorela, tutte do mie fie. Ah! songio un pare felice? Animo, da brava. Le sentirà, le sentirà no digo gnente, le sentirà.

Angelica. Avranno la bontà di perdonare.

Pantalone. Sì sì, perdonare. La sastu a memoria la cantata?

Angelica. Sì signore: siccome io ho composto la musica, la so a memoria.

Pantalone. Co l’è cussì donca, da brava, lèvete suso, dila a memoria, e gestissi un poco. Le vederà che grazia che la gh’ha in tel gestir.

Angelica. Come volete: ma ci vorrebbe qualcheduno che mi accompagnasse.

Silvio. Se comandate, vi accompagnerò io. (ad Angelica)

Pantalone. Sì ben, el te compagnerà elo. La prego de far pulito, (a Silvio) Ma aspetta, disemoghe l’argomento della cantada.

Angelica. Lo dirà mia sorella, che è la compositrice delle parole.

Pantalone. Dilo ti, fia mia. (a Clarice)

Clarice. L’argomento della cantata è la supplica, o sia il memoriale d’un poeta italiano, che domanda in grazia ad Apollo di non essere disprezzato a Parigi.

Pantalone. Mo che bel argomento! Xelo a proposito? Xelo inzegnoso?

Florindo. (Ci si vede la presunzione). (a Petronio)

Petronio. (Chiarissima). (a Florindo)

Celio. (Il suo desiderio è lodevole). (a Petronio)

Petronio. (Lodevolissimo). (a Celio)