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L'AMORE PATERNO | 303 |
Pantalone. Mi, per grazia del cielo, stago ben, e ela, sior Celio, cossa se sentela?
Celio. Un poco di melanconia, un poco di oppressione di spirito.
Pantalone. Gnente, el xe in bone man. El xe in te la più bella occasion del mondo de recrearse. Fie mie, feghe sentir qualcossa de bello. L’averà motivo de devertirse.
Celio. Sì, è necessario ch’io mi diverta. (Non vo’ far conoscere la mia debolezza).
Scapino. Signor padrone.
Pantalone. Cossa gh’è?
Scapino. Il signor Florindo e il signor Petronio vorrebbero riverirla.
Pantalone. Sì ben, i vien a tempo anca lori, che i resta servidi. I sentirà le mie putte.
Scapino. (Gran passione ha il signor Pantalone per queste sue figlie. Fa anch’egli come fanno le madri delle virtuose: sentirete mia figlia, sentirete mia figlia). (parte)
Pantalone. Se dilettela de poesia, sior Celio?
Celio. Tutte le cose belle mi piacciono. (guardando Clarice)
Pantalone. La sentirà un pezzo da sessanta. La sentirà un capo d’opera.
SCENA XL
Florindo, Petronio e detti.
Pantalone. Oh veli qua! Patroni, che i resta servidi, che i vegna avanti.
Florindo. Servitor umilissimo di lor signori.
Petronio. Servo riverente di lor signori. (tutti li salutano)
Pantalone. Le se comoda.
Petronio. (Siede vicino a Celio.)
Florindo. (Siede vicino a Petronio, sopra l’ultima sedia.)
Pantalone. (Siede fra Clarice ed Angelica) Le soffrirà le debolezze delle mie putte. Un pochetto de musica, un pochetto de poesia. Strazzarie, bagatelle.