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256 | ATTO SOLO |
riguardi. Il marchese Leonardo è il più amabile, è il più gentil cavaliere del mondo.
Barone. Signor tenente, voi potevate far a meno d’incomodarvi.
Tenente. Credetemi, non mi sono incomodato per voi. Sono uscito per impedire un duello, e per rallegrar l’animo di questa bella signora. Ella teme di andare a Torino a sagrificarsi, ed io l’accerto che va incontro ad un sagrifizio, a cui si accomoderebbero più donzelle. Il marchese Leonardo è un cavaliere ben fatto. Parla bene, tratta civilmente con tutti, è di cuor generoso, ed ha fra le altre virtù la più perfetta, la più costante sincerità.
Contessa. Tutto ciò va benissimo, e la sincerità principalmente mi appaga. Ma, ditemi la verità: non è egli collerico?
Tenente. No certamente.
Contessa. Non è geloso?
Tenente. Nemmeno.
Contessa. Non impiega il suo tempo fra i libri, le conversazioni e il teatro?
Tenente. Tutto sa prendere con parsimonia, con moderazione, con discretezza.
SCENA ULTIMA.
Il Marchese ed i suddetti.
Marchese. No, signora, non prestate fede al tenente. Egli è amico del marchese Leonardo quant’io lo sono, e il troppo affetto lo fa trascendere fino a tradire la verità.
Tenente. E avrete voi il coraggio di farmi comparire un bugiardo? (al Marchese)
Marchese. La sincerità mi costringe.
Tenente. Signora, non gli credete. Io conosco il marchese Leonardo perfettamente.
Marchese. Signora, assicuratevi ch’io lo conosco meglio di lui.
Barone. Ecco, signora Contessa, ecco vicina per causa vostra una nuova disfida.