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254 ATTO SOLO


Sarebbe bene che tu accettarsi un altro partito, di cui fossi meglio contenta. Il baron Talismani è un cavaliere di merito. Mi lagnai ingiustamente di lui, credendolo a parte dei tuoi segreti. Lo trovo innocente, e mi pento d’averlo insultato. Però s’ei si scorda de’ miei trasporti, sei non isdegna di averti, se tu acconsenti a un tal nodo, io te l’offerisco in consorte.

Barone. Ah Conte, voi mi colmate di giubilo, voi mi colmate di contentezza. Scordomi ogni dispiacere sofferto per una sì amabile sposa, per un suocero sì rispettabile e generoso.

Contessa. Piano, signore, con questi titoli di sposa e di suocero. Rendo grazie alla bontà di mio padre, che usami una sì amorosa condiscendenza; ma io non sono in grado di abbandonarmi ad una sì repentina risoluzione.

Barone. Oh cieli! ricusate voi la mia mano?

Contessa. Il tempo e l’occasione in cui me l’offrite, non merita ch’io ne faccia gran caso. Voi mi vedete in viaggio per vedere uno sposo che mi viene offerto; mi vedete in pericolo di disgustar il mio genitore, s’io non l’accetto, o di porlo in un imbarazzo, se per compiacermi si espone al pericolo di lacerare una scritta. Sembra a voi cosa onesta offrire il mezzo ai sconcerti, alle inimicizie, alle dissensioni?

Barone. Signora mia, scusatemi, voi mostrate di essere uno spirito di contraddizione.

Conte. Rispettate mia figlia. Ella mostra di essere più ragionevole e più saggia di voi.

Barone. Sono ormai stanco di sofferire gl’insulti....

Conte. Acchetatevi per un momento. (al Barone) Quale dunque sarebbe la tua intenzione? (alla Contessa)

Contessa. Proseguire il nostro cammino: veder lo sposo che mi proponete, assicurarmi del suo carattere e del suo costume. Per poco ch’egli mi piaccia, quando è onesto e discreto, preferirò ad ogn’altro colui che ha l’onore di essere da voi prescielto. Ma quando il cuore mi obbligasse ad odiarlo, avrò coraggio io medesima di manifestargli la mia avversione, di liberar me stessa dal sagrifizio, e di esimer voi da un impegno,