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L'OSTERIA DELLA POSTA 243

Marchese. Dirovvi prima rispetto al suo personale, non esser egli assai bello, ma nel vostro paese non è mai passato per brutto.

Contessa. Benissimo; tanto basta per un marito.

Marchese. L’età sua la saprete.

Contessa. Sì, quest’è forse l’unica cosa, che di lui mi fu detta. So ch’egli è ancora in una fresca virilità, e mi dicono aver egli un avvantaggio dalla natura, che lo fa parere ancor più giovane di quello ch’egli è di fatto.

Marchese. Egli è piuttosto grande della persona, ma non ha l’incomodo di soverchia grassezza.

Contessa. Tutto ciò è indifferente; vorrei saper qualche cosa del suo carattere, delle sue inclinazioni, de’ suoi costumi.

Marchese. Vi dirò, è tanto mio amico il marchese Leonardo, che non ho cuore di dirne male, e non ho coraggio di dirne bene.

Contessa. Mi hanno detto, ch’egli è qualche volta collerico.

Marchese. Sì, è vero, ma con ragione.

Contessa. Sapete voi dirmi s’ei sia geloso?

Marchese. Per dire la verità, piuttosto.

Contessa. Se sapete ch’egli è geloso, saprete dunque ch’egli ha fatto all’amore.

Marchese. E chi è quel giovane, giunto alla fresca virilità che voi dite, che non abbia fatto all’amore?

Contessa. Questa è una cosa che mi dispiace infinitamente.

Marchese. Non vi dolete di ciò. Egli ha amato sempre con onestà, con rispetto e con fedeltà.

Contessa. Ha amato sempre? Dunque ha amato più volte.

Marchese. (Cospetto! ha un’argomentazione che imbarazza). Vi accerto, che s’ei si marita, donerà tutto il cuore alla di lui sposa.

Contessa. Voi vi potete di ciò compromettere?

Marchese. Sì, certamente; lo conosco sì a fondo, e talmente noti mi sono i di lui pensieri, che potrei giurare per esso, non che promettere ed assicurarvi.

Contessa. E quali sono i suoi più cari trattenimenti?