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del pubblico parigino a un suo vecchio scenario dovettero parere di ottimo augurio al Goldoni le lodi recenti del Voltaire. Quale più prezioso biglietto di presentazione per uno straniero dei notissimi versi?

Il trionfo sul teatro di S. Samuele del Corvo di Carlo Gozzi (24 ott. ’61) dovette, sempre più confortare l’autore delle Baruffe chiozzotte nella decisione presa. È impossibile leggere la prima scena dell’atto V di quella fiaba senza pensare alla prossima partenza del dottor Goldoni. Ricordate? Truffaldino e Brighella si avanzano «con un fardello sotto al braccio de’ loro mobili. Avranno risolto di abbandonar quella Corte, resa troppo infelice.... Brighella è avaro. Trova troncate le vie di utilizzare per la mestizia introdotta; dunque l’uomo d’abilità deve abbandonarla. Truffaldino è un parasito. Trova la cucina inoperosa, tronche le vie de’ stravizzi; dunque l’uomo di abilità deve abbandonarla... Brighella: che ivi stanno come fioretti in mare, pesci in prato ecc.. Truffaldino anzi come Comici in un teatro poco frequentato. Dopo un dialogo, che satiricamente dimostri due servi cattivi, che non sentono gratitudine de’ benefizi ricevuti, ma abbandonano i loro padroni caduti in miseria, giudicando che così deva fare l’uomo di spirito, per cercar miglior fortuna altrove, entrano».

Non sembra un’anticipata e crudele parodia del saluto d’Anzoletto? Anche l’abate Chiari, l’antico rivale placato e riconciliato, lasciava per sempre il teatro di S. Gio. Crisostomo e partiva per Brescia. A Venezia restava padrone incontrastato delle scene l’autore delle Fiabe, e la commedia a braccia pareva riprender vigore. A menare la frusta contro il glorioso riformatore e creatore della commedia italiana, lontano ormai da Venezia domile mia, giungeva sulle lagune Giuseppe Baretti. Anzoletto non tornò più. Goldoni visse ancora più di trent’anni, in Francia, scrisse ancora qualche opera durevole in italiano e in francese, ma «il grande scrittore comico veneziano» come dice Vernon Lee «cessò di esistere quando calò il sipario del teatro di S. Angelo dopo l’Ultima sera di carnovale» (l. c, 287). Anche Mantovani malinconicamente soggiunge: «...Egli poteva dirsi spento col calar della tela su l’ultima scena dell’ultima sua commedia dialettale:» (C. G. e il teatro di S. Luca a Ven., Milano, 1885. p. 61).

G. O.


Una delle ultime sere di carnovale uscì a stampa la prima volta a Venezia nel t. XVI (1778?) dell'ed. Pasquali, e fu ristampata a Lucca (Bonsignori XVIII, i89), a Bologna (S. Tomaso d’Aquino, 1790), ancora a Venezia (Zatta, cl. 2, t. XII, '92), a Livorno (Masi XXIX, '93) e forse altrove nel Settecento. La presente edizione seguì i testi più curati del Pasquali e dello Zatta. Valgono per la grafia del dialetto veneziano le avvenenze tante volte ripetute.