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sica da rappresentarese a lo Triato Nuovo chist’ anno 1731 (melodramma napoletano, che ha fra i personaggi un Titta: P. Toldo, L’oeuvre de Molière cit., p. 430, n. 3); ricordare le solenni bastonature finali e generali del teatro dell’arte, sembrami profanazione. I precedenti, sì, ci sono in parte, ma nell’opera stessa del Goldoni, nei Pettegolezzi, nel Campiello, dovunque l’autore trasporta i suoi personaggi all’aria aperta. Finalmente nella stanza privata di Isidoro avviene la pace fra gli uomini. Pur troppo l’azione allungasi troppo e languisce a quando a quando, ma non mancano spunti vivacissimi di caratteri e di dialogo. Capita sul più bello Beppe ad annunciare la nuova baruffa femminile, e tutti partono di corsa per le proprie case. La commedia si svolge di nuovo e ha fine sulla strada, dove ebbe principio. Sporgono dalle finestre sbraitando Lucietta e Orsetta, e volano le ingiurie. L’arrivo degli uomini accenderebbe una contesa più calda e più pericolosa, se Isidoro con la sua presenza e col suo consiglio non contenesse quella folla baruffante. A riunire le due famiglie di paron Toni e di paron Fortunato, a ridare per qualche tempo la calma al paese, occorrono dei buoni matrimoni, quali si annunciano all’aprirsi della commedia: Checca, non potendo acquistare il cuore di Titta Nane, si accontenterà di sposare l’innamorato Toffolo; Beppe farà pace e nozze con Orsetta; Lucietta, anche la fiera Lucietta, la più bella figura femminile del teatro goldoniano dopo Mirandolina, cederà piangendo e avrà da Titta Nane il perdono e la mano. «Il piccolo mondo si rasserena, come il suo cielo e il suo mare: tutto quanto il paese partecipa in fine alla pace dei due innamorati» (l. c.).
Queste ultime scene, se si tolga qualche ripetizione, qualche lungaggine, sono di una freschezza, di una vivacità, di una verità inarrivabili: scene commosse e mirabilmente umane. Così Carlo Goldoni ha creato il grande capolavoro comico popolare, di cui ne fra gli antichi nè fra i moderni si trovano non dirò rivali, ma nemmeno esempi degni. (Apro qui una lunga parentesi. Ci sono commedie del Goldoni, dice Maria Ortiz, e sono le migliori, in cui «il vero protagonista è l’ambiente: così nella Bottega del Caffè, nel Campiello, nelle Massere, nel Ventaglio, nelle gloriose Baruffe Chiozzotte, infine»:(Gold, e la Commedia dell’arte, in Cultura 1 nov. 1912. La signora Marchini-Capasso, parlando di un’operetta giovanile per musica del G., la Fondazione di Venezia, ebbe a notare: «Ci troviamo per la prima volta fra i pescatori delle lagune con Besso, vecchio padre, Dorilla e Niso, amante sempliciotto, che più tardi compariranno nel quadro molto più ampio delle Barufe ciozote, completandosi in più fini sfumature, e moltiplicandosi in numerosissimi caratteri secondarii»: 1. e, pp. 191-2. Ed Emilio del Cerro osservò che il G. nella Putta onorata volle ritrarre «la vita dei barcaioli veneziani così caratteristica, così vivace, così pittoresca. Non la studiò punto nella commedia degli altri, ma dal vero, e la riprodusse con tale esattezza, con tale brio, che quelle scene possono prender posto accanto a quelle famose delle B. Chiozz.:» Nel regno delle maschere, Napoli. 1914, p. 357. E Gino Damerini scrisse che i litigi e «i discorsi scambiati da un balcone all’altro» nel Campiello, «in cospetto dell’unico personaggio silenzioso, il pozzo, preludiano alla mirabolante orchestrazione dialogica - e non mi so spiegar che rubando la terminologia alla critica musicale!- delle B. Chiozz., dei Petegolezi de le done