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netta, fresca, vivace, che potrà aver l’eguale, ma non certo la superiore» (Commedie esotiche del G., Napoli, 1905, p. 38). Un tedesco, R. Schmidbauer, loda le bellissime scene di gelosia di Titta Nane e Lucietta, e l’arte comico - naturalistica del venezianissimo poeta (Das Komische bei G., Mùnchen, 1906, p. 74). Domenico Oliva grida con entusiasmo: «L’arte e la vita si confusero così da formare un sol tutto e avemmo i Rusteghi, le Baruffe, il Campielo, le Donne gelose, Una delle ultime sere di carnovale. Qui il G. non superò tanto il suo tempo, quanto il nostro: a tanta distanza d’anni noi ci sentiamo arretrati ancora» (Giornale d’Italia, 24 febbr. 1907). Filippo Mounier ricama sulle Baruffe una delle sue pagine poetiche: «Dans une odeur de salure, tout un coin de pécheurs de l’Adriatique a surgi. Toute l’antique petite cité maritime, aussi grouillante et primitive que Venise à ses origines, a apparu»; e finisce copiando le ultime parole di Vernon Lee ( Venise au XVIII siecle, Paris 1907, pp. 248-9). Anche Alberto Boccardi rimane sedotto dalla «malia dell’ambiente. Soffia dal mare la salubre aria salmastra: è odore di reti che odorano al sole... Si disegnano a poco a poco le invidie, si tradiscono le gelosie, si accentuano le maldicenze... Sublime arte la tua, o immortale Goldoni!» (num. unico Teatro Manzoni 1907, cit., p. 82).
G. Ortolani scrive pure commosso; « Io cerco qualche cosa nella storia del teatro che somigli alle B. chiozz. e non trovo mai. Carlo Goldoni esplorò a fondo, nelle radici più minute, il segreto delle anime semplici, e lo portò vivo sopra le scene, con una potenza di verità che fa quasi male. L’umile idillio di Titta Nane e di Lucietta, turbato e interrotto, agita e commuove, dopo i due cuori innamorati, l’intero paese: come l’invisibile onda che d’improvviso cresce e s’allarga smisuratamente; e l’intero paese, il popolo delle lagune, invade schiamazzando il palcoscenico. La tartana di paron Toni ci porta il salso odor dell’Adriatico: del mare che gli stranieri solevano chiamar Golfo di Venezia, e Trieste quasi non c'era. Un’apparizione nuova e vigorosa, un rude dialetto di pescatori entrano nell’arte e nella letteratura d’Italia per un miracolo che mal sappiamo comprendere» (Per una scena d’amore nelle B. Chiozz., in Marzocco 25 febbraio 1907; v. pure Della vita e dell’arte di C. G, Ven. 1907, pp. 109-113). Pietro Toldo, mettendo a nuovo confronto i due rappresentanti del teatro comico di Francia e d’Italia, avverte: «C'est dans Les Rustiques, dans les Bagarres de Chiozza, dans La femme aubergiste, dans ces tableaux d’intérieur, dessinés avec une finesse merveilleuse, qu’ il faut étudier l’art de G.: si celui-ci n’a pas su donner Alceste, Molière n’aurait pas su peindre non plus Lunardo, Mirandolina, Titta Nane e Lucietta, personnages dont le poète italien a étudié le fond de l’àme avec cette philosophie naturelle, qui nait de l’observation directe de la vie et qui se passe parfois des Gassendi... L’auteur des Baruffe et des Rusteghi n'a aucune dette envers Molière» (L’oeuvre de Molière etc, Turin, 1910, pp. 374 e 399). Ecco poi il vecchio De Gubernatis: «Nessun fonografo avrebbe potuto render meglio le voci del popolo di Chioggia; nessun fonografo darcene il brio, lo spirito, la grazia, come ha fatto incomparabilmente il Goldoni, il quale non era di certo ipocondriaco ne’ giorni ne’ quali si divertiva a scrivere le esilaranti B-Chiozz.... Tutto in esse ci appar vero, vivo e spigliato; la festività è continua, e paesaggio, costume, linguaggio vi pigliano un’animazione straor-