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e da un cenno della Nuova Gazzetta Veneta ritenevasi comunemente avvenuta il dí 15 aprile). Continuiamo quindi la rassegna degli ammiratori delle Baruffe chiozzotte. Anche per Giuseppe Costetti è questo un capolavoro «in cui l’ambiente marino è reso con tal perfezione che se ne respirano le acri salsedini» (La Compagnia R. Sarda cit. 1893 pag. 102). Edgardo Maddalena, nel suo citato articolo su Goethe e Goldoni, dice che se il poeta tedesco «fosse stato in caso di seguire il dialetto caratteristico, esuberante di vita e di sale, avrebbe ammirato esclusivamente il geniale lavoro del poeta, onde tutta la commedia si disegna mirabilmente armonica nei personaggi e nelle parti»; e aggiunge che quello che il Goethe chiamò un gradito passatempo «è viceversa un capolavoro d’arte perfetta accanto ai Rusteghi, l’unica commedia forse senza mende delle cinque o sei del suo autore che aspirano alla palma del nostro teatro». Due annni dopo, ritornando sul medesimo tema, dimostra ancora che le Baruffe non sono un semplice gioco di scene. «Il soggetto delle B. è poca cosa, è vero... Ma si domanda che cosa ci sia di più nei Rusteghi o nel Todero, o nel Burbero «le B. hanno questo di più che il soggetto è in una fusione perfettamente armonica collo sfondo e l’amore - si noti questa - il Gold, ce l’ha dipinto di rado altrove con tocco più vivo e più caldo che nell’episodio principale di questa commedia... Nell’indimenticabile scena al secondo atto tra Lucietta e Titta-Nane che si respingono a vicenda, si colmano d’improperi e benchè nessuno dei due possa trattenere le lacrime non vogliono nè l’uno nè l’altro a me pare di veder condensata con economia mirabile tutta l’arguta tela degl'Innamorati... E benchè il soggetto stesso non dia gran che d’azione sulla scena e pure tanto movimento, nel dialogo tanta vivezza da far pensare a quel Ventaglio, così famoso per questo lato» (Bricicche cit. pp. 22-23.
Ernesto Masi ristampando le Baruffe in una Scelta di commedia di C. G. e facendovi precedere una lunga Nota preliminare ripete le antiche lodi. Notevole ciò che avverte nell’esame dei caratteri popolari. «Da quel profondo osservatore che è il Goldoni sa bene che nella commedia popolare «dev’essere minore diversità di tipi ma intonazione generale più uniforme... C’è quindi un fondo comune nelle indoli quei baruffanti, uomini e donne, e non c’è se non l’età e l’esperienza che temperino e modifichino quel fondo comune e rendano per esempio Paron Toni, Paron Forunato e Paron Vincenzo un po’ più prudenti e assennati di Tita Nane, di Beppo e di Toffolo Marmottina. Fra questi ultimi poi, Titta Nane è un po’ più spavaldo di Beppo e Toffolo è meno franco e leale degli altri due. Niente di più. Minor, ancora le gradazioni fra le donne. Vecchie e giovani tutte pettegole, gelose, rissose invidiosa irruenti malediche e se la moralità di Madonna Libera e delle sue sorelle Orsetta e Checca trasparisce un po’ inferiore a quella di Madonna Pasqua e di Lucietta, se quest’ultima più sinceramente appassionata di Orsetta e di Checca ciò non dipende se non dalla maggiore o minore rettitudine e autorità dei capi delle due famiglie, Paron Toni e Paron Fortunato il primo dei quali vale indubbiamente più dell’altro» (vol. II pp 123-4). In un articolo ispirato dalla raccolta del Masi, Enrico Panzacchi con entusiasmo proclamava: «I Rusteghi, la Casa nova, le Baruffe Chiozzotte sono