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— Ah, la delusione del buon boccone chioggiotto sfuggitogli, boccone che lo avrebbe rimesso in istato, fu quella che gli fece dettare le troppo famose barruffe... Esse fùr dettate dalla vendetta, con cui gli piacque sattollare la libidine dei nostri eterni derisori». — Siamo dunque in pieno romanzo. Ed ecco perchè «nell’occorrenza dell’inaugurazione di una statua in Venezia a Goldoni» la sola Chioggia «deve stonare nell’accordo generale» delle lodi «al creatore della commedia italiana».

Ora chi badi un po’ al tono della lettera che il Goldoni avrebbe scritto al Podestà di Chioggia, e più ancora osservi la data, pensa subito che si tratti di uno di quegli scherzi cari all’Urbani; ed è tentato di attribuire ad amena invenzione dello stesso anche i versi citati. Che gli abitanti di Chioggia si offendessero nel 1762 per la recita delle Baruffe non si può affermare, per mancanza di prove. Io credo che solo più tardi, specialmente per colpa degli attori che adulteravano il testo della commedia, e per la malizia di qualche burlone, si volesse scoprire un’intenzione satirica dove affatto non c'era. Chi non vede nel foglietto anonimo del 1883 l’ispirazione di Urbani de Gheltof? E non rise il buon commediografo dei Veneziani stessi, nei Pettegolezzi e nel Campiello? Egregiamente il Molmenti e il Mantovani ammonirono che le «Baruffe non sono una satira diretta e voluta» dei Chioggiotti, «ma una vera e propria commedia a cui i costumi di Chioggia crescono originalità e vivezza. Il Goldoni scelse de’ tipi burleschi tra i Chioggiotti come avrebbe potuto sceglierli nel popolo di qualunque altro paese: i ricordi della sua dimora giovanile nell’isola gli servirono mirabilmente a intrecciare quel festivo gioco di azioni e di dialoghi che è pur tra i capolavori più freschi della nostra letteratura. Sicchè i cittadini di Chioggia dovrebbero anzi gloriarsi che il loro popolino abbia così felicemente inspirato il sommo commediografo... Non è dunque da accusare il Goldoni, ma da accusare e da condannare sono i comici moderni, i quali tutti, anche i migliori, falsano il carattere della gaia commedia trasformandola in una caricatura continuata, aggiungendo lazzi e motti e trivialità senza fine al genuino testo del poeta, guastandone in somma l’opera e svisandone le intenzioni per più dilettare la gente di gusto vile» (Le isole ecc. cit., p. 105).

Anche Edgardo Maddalena commentando l’articolo dell’Urbani concludeva: ’I buoni pescatori di Chioggia ebbero ed hanno torto, perchè le scene delle Baruffe, lontano da satira che questa volta sarebbe piccina, sono fotografie, ed è pur lecito affermare che mai forse sulla scena la natura fu tanto graziosamente sorpresa, nè con più serena arte elaborata» (Bricciche gold, cit., p. 9). Voglio infine far noto come il Goldoni, tre mesi appena dopo la recita della commedia, nell’abbandonare per l’ultima volta la patria che non doveva più rivedere, scegliesse la via delle lagune e risalutasse Chioggia, la città della sua adolescenza, i cui ricordi, tuttora vivissimi alla mente, andava rievocando nelle prefazioni della bella edizione Pasquali: la città che avevagli prestato la scena meravigliosa per creare e donare all’Italia, pnma della partenza, un capolavoro che fosse degno dell’autore della Locandiera e dei Rusteghi (del viaggio da Venezia a Ferrara toccò brevemente il Goldoni in un capitolo al N. U. Nicolò Balbi: v. C. Musatti, Gold, a Ferrara nell’aprile 1762. Ven. 1908, estr. dall’Ateneo Veneto. Soltanto ci tocca ritardare di almeno sei o sette giorni la partenza di G. da Venezia, che da una lettera all’Albergati