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proprietà dell’avv. Marigonda). Se possiamo fidarci delle Memorie, la commedia ebbe un esito brillantissimo e fece mirabile effetto; e si distinse fra tutti gli interpreti l’attrice Caterina Bresciani, la celebre Ircana, che sapeva trionfare così nel genere comico più elevato, come nel più basso, secondo la classificazione del nostro autore. Ma, in conclusione, di questo singolare capolavoro non s’accorsero bene da principio i concittadini del Goldoni, nè, a dire il vero, l’autore stesso (v. Maddalena, Bricciche goldoniane [Le Baruffe Chiozzotte], Alessandria 1894, pp. 23-24).

Come si sa, il conte Carlo Gozzi, benchè fosse ammiratore del Berni e del Burchiello, non poteva soffrire le maravigliose commedie dialettali in cui rivive nei suoi più arguti atteggiamenti l’antico popolo delle lagune veneziane, e condannava senza alcuna pietà, tutti insieme, «il Campiello, le Massere, le Baruffe Chiozzotte e molte altre plebee e trivialissime opere del Signor Goldoni». Così scriveva nel 1772, stampando il primo tomo delle Fiabe, nella nota aggiunta al Prologo dell’Amore delle tre melarancie; e nella prefazione al Corvo additava scherzando «le bellezze e le dignità delle Baruffe Chiozzotte, e i contrasti di conseguenza sulle zucche del Signor Goldoni». Certo alludendo al Gozzi e ai seguaci del Gozzi il buon dottor veneziano, da Venezia lontan do mile mia, difendevasi due anni dopo nella prefazione delle Baruffe, quasi chiedendo perdono al pubblico e ai lettori di aver «moltiplicato sopra le Scene questa sorta di soggetti e di argomenti bassi e volgari», e invocava a discolpa l’esempio delle commedie dette tabernariae dai Latini e di quelle dette poissardes dai Francesi; e facevasi forte dell’autorità di M. Vadé e del suo editore. (Gio. Gius. Vadé, 1720-57: la sua commedia più famosa, gli Ingaggiatori, è del 1756. Sulle comédies poissardes del Vadé si veda, p. es., Lenient, La comédie en France au 18.e siecle, Paris, 1888, t. II, cap. 21, M. Albert, Les théâtres de la Foire Paris, 1900, cap. 7 e Maddalena, Bricciche cit., pp. 28-30). Va, va, Carlo Goldoni, i posteri ti hanno ben perdonato: le rozze voci dei tuoi Chioggiotti risuonano da un secolo e mezzo sempre più belle, e la tartana di paron Toni si profila sempre più gloriosa sul cielo e sul mare adriatico. - Ma il Gozzi, com’era suo costume, non volle mai cedere; e anche nella sua più tarda età, aggiungendo nuovi commenti e riflessioni all’ultimo tomo delle sue Opere che porta la data del 1802 (e uscì sulla fine del 1803, o nel 1804), ricordava con compiacenza l’odio del Baretti contro i capolavori goldoniani, giudicati pure dal critico torinese quali «farse triviali e plebee sparse di un indecente costume» (pp. 85, 121 e 140: e Memorie inutili, Venezia 1797, I, 279). Il primo famoso ammiratore delle Baruffe Chiozzotte, di cui ci resti testimonianza, è dunque Volfango Goethe. La sera del 1 ottobre 1786 il grande poeta tedesco, rincasando dopo la recita a cui aveva assistito nel teatro di S. Luca, scriveva nel suo giornale di viaggio: «Ora finalmente posso anche dire d’aver veduto una commedia!». Tutti i personaggi, seguita Goethe, sono gente di mare, e sono resi a meraviglia. Ero stato il giorno prima in quei luoghi e avevo presenti il linguaggio e le maniere degli abitanti. (Noto qui fra parentesi che nella lettera del giorno 9 l’autore racconta in fatti d’essere stato ad ammirare i murazzi fino a Pelestrina «di fronte a Chioggia», ma non a Chioggia stessa, ch’egli vide qualche giorno più tardi, di passaggio.