Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/489


NOTA STORICA

Che questa commedia possa dirsi un capolavoro, come la valutò Vittorio Ferrari (Letter. ital. mod. e cont. 3 a ediz. Milano, Hoepli 1911 p. 63), parmi esagerazione; che debba farsene poca stima per la troppo insistente morale, come giudica nel suo poderoso volume il Chatfield- Taylor (Gold. A. Biography New York 1913 p. 325), direi esagerazione ugualmente.

È vero che La Buona Madre, scritta dall’autore in soli quattro giorni (v. Capit. per le nozze Berlendis-Renier nei Componim. div. I. II pp. 136- 139), non ebbe da principio al S. Luca le accoglienze che meritava, quando vi si rappresentò il 31 Gennaio 1760 m. v. (Cod. Gradenigo 67 al Museo civ. Correr). Goldoni stesso c’informa (Mem. II, XL) che ne vennero date quattro sole recite; ed ecco, soggiunge, una commedia onesta andata a terra onestissimamente. (Curiosa! Nel Catalogue des pièces de Théatre de M. Goldoni che fa seguito ai Mém. (Paris, Duchesne 1787 Tome III p. 349) la Buona Madre è scambiata per la Buona Moglie, leggendosi accanto alla prima queste parole: «Suite de l’Honnete fille». (ossia della Putta onorata). Ma se il pubblico d’allora non le fece buon viso, fu di parere opposto Gaspare Gozzi, al cui dire il nostro Carlo «in questo genere di produzioni non verrà forse mai pareggiato da alcuno, e certamente fino a qui è il solo che sia pervenuto a tal segno. Il dialogo è della stessa natura che parla, per modo che gli spettatori non si ricordano punto d’essere assistenti ad una rappresentazione; ma sembra loro aver posto in que’ ragionamenti. Questa è la più bella e difficile qualità d’un componimento comico, alla quale non si può giungere senza lunghissima sperienza, congiunta a quelle infinite osservazioni, che nascono del continuo lavoro, e da un intelletto per natura a tali componimenti inclinato, e pieno di meditazioni fatte col tempo» (Gazz. Ven. n. 104, 31 genn. 1761).

Giudizio onesto al pari della commedia! Quanti di noi che ascoltammo la Buona Madre, non vedemmo nella protagonista un caro riflesso della mamma nostra, tutta casa, tutto affetto che traspira da ogni sua parola, che la riscalda e la orba al punto da credere inventate le scappatelle del figliuolo che le vengono riferite! Tutto dire; pel Nocchi invece, questa tenerezza, pur tanto naturale, fa che la commedia riesca languida (Comm. sc. di C. G. Firenze 1856 p. XVIII); e lo Schedoni poi sentenzia «che chi brama dipingere l’imagine della bontà deve guardarsi dal prestarle la sembianza dell’inavvedutezza, perchè in scambio di farla onorare andrà a pericolo di farla deridere» (Princ. mor. del teatro Modena 1828 p. 73). Baie! Amor de mare, amor de mato, dice un nostro proverbio; perchè è un amore senza limiti, che sente soltanto, e non ragiona nè vuol saperne di ragionamenti. Lo stesso Goldoni del resto ce lo fa spiattellare da quella pettegola di Margherita, la serva, quando Barbara, la buona madre, apprende dal merciaio Rocco che Nicoletto comperò al suo negozio due fazzoletti senza pagarli, e ritiene che li avrà presi per il santolo; onde la domestica brontola da sè a sè: «La xe orba a sto segno, poverazza!» (A. II.