Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/423


LA BUONA MADRE 407

Lodovica. Siora sì.

Daniela. Chi gh’ha ditto, che la ghe tira?

Lodovica. Gho tirà per non far male grazie. (con caricatura)

Daniela. Mi mo, védela, son capace de andarme a serrar in te la mia camera.

Lodovica. Via, no fe scene, stè qua, stè co se dièa, e trattè come va trattà.

Daniela. (Oh co bella che la xeb). (ridendo da sè)

Lodovica. Ti ridi ah?

Daniela. No vorla?

Lodovica. Via, via, ridi, sta aliegra, che qualcossa sarà.

SCENA X.

Nicoletto e dette.

Nicoletto. Patrone, patrona, siora Daniela.

Daniela. Patron, sior Nicoletto.

Lodovica. Sioria, fio mio.

Nicoletto. Siora Lodovica, patrona.

Lodovica. V’aveu sentio a businarc in te le recchie?

Nicoletto. Quando?

Lodovica. Za un poco.

Nicoletto. Dasseno, me minzonaveled?

Lodovica. Xe tanto che parlemo de vu, nevvero, fia? (a Daniela)

Daniela. Oh siora sì, xe vero.

Nicoletto. Songio vegnù a bonora? (toccandosi colla mano un nastro, che finge essere dell’orologio.)

Daniela. Oh no tanto gnanca.

Lodovica. Xe tanto che ve aspettemo.

Nicoletto. Che ora xe? (come sopra)

Daniela. Mi credo che sarà disdott’ore.

Lodovica. Ho paura che le sarà debotto disnove.

  1. Come conviene.
  2. Bella, cioè singolare, stravagante, parlando da sè di sua madre.
  3. Buccinare.
  4. Mi nominavano?