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A SUA ECCELLENZA

Il Signor

STEFANO GUERRA.


S

o che V. E. s’informa spesso di me, e dolcemente si lagna, che io non le scrivo. Le sue doglianze provengono da quell’amore, che ella benignamente mi ha sempre mai dimostrato, ed arrossisco di non avergli date maggiori prove della mia rispettosa riconoscenza. Prendo ora la penna in mano per iscriverle, per ringraziarla della bontà sua generosa, e per assicurarla della costante ossequiosa mia servitù; ma non so dove addrizzar la mia lettera. So che il viaggiare è in lei la passione predominante1, non so dov’ella presentemente si trovi. Prendo per ciò il partito di stampar questo foglio, e di metterlo in fronte ad una Commedia che ho l’onore di dedicarle, sicuro che essendo Vostra Eccellenza associata alla mia Edizione, il Tomo le perverrà da per tutto 2. Io mi lusingo ancora di rivederla in Francia. Me lo ha Ella promesso di qui partendo; e merita bene questo Paese, che un Viaggiatore lo veda, lo riveda, e lo preferisca.

Ella ha veduto tutta l’Italia, ha fatto due volte il viaggio della Germania. È venuta in Francia, è passata in Londra, e prima di ritornare alla Patria, non ha potuto a meno di non ripassar a Parigi, ed ha preferito questo delizioso soggiorno a quelle

  1. In una riferta del confidente G. B. Medri, in data 22 agosto 1760, si legge: «S. E. Stefano Guerra parte per Vienna, et indi al Campo Austriaco la entrante settimana, e voleva condurre seco un tale Luigi Sagramora, che possiede la lingua tedesca. Ma questo non è voluto andarvi, dicendomi, che detto Gentiluomo è una sbrega [chiacchierone, spaccone], e che si fa poco onore, facilissimo trovare impegni con qualunque sorta di persone, come à fatto in altro viaggio dell’anno scorso in molte Città, e particolarmente in Genova». Anche G. Casanova ricorda un episodio del soggiorno di Stef. Guerra in Inghilterra, circa l’anno 1703, e dice di lui: «grand original qui, après ses voyages, retourna dans notre patrie plus bête qu’ il n’en était parti» (Mém.es, ed. Garnier, VII, 9).
  2. La presente lettera di dedica fu stampata in testa alla commedia nel t. IX dell’ed. Pasquali di Venezia, sulla fine dell’anno 1766.