Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/279


LA DONNA DI MANEGGIO 267

Alessandro. V’inspiri il cielo altrettanta pietà.

Aspasia. Freddure.

Alessandro. Vi domando perdono.

Aspasia. Non vi abbado.

Alessandro. Eccomi a’ vostri piedi. (s’inginocchia)

Aspasia. Andate al diavolo. (lo getta in terra)

Giulia. Così lo trattate?

Aspasia. Merita peggio.

Giulia. In casa mia?

Aspasia. Fossi in casa del principe.

Giulia. Dunque non volete pacificarvi?

Aspasia. Non voglio.

Giulia. Lo licenziate dunque?

Aspasia. Quante volte ve l’ho da dire?

Giulia. Oh! bene; quand’è così, favorite: questi sono due fogli. In uno vi è la conferma della vostra parola con don Alessandro. Nell’altro vi è lo scioglimento. Sottoscrivete quel che vi pare. Se poi negherete di farlo, troverò io la maniera di concludere senza di voi.

Aspasia. E ho da risolvere in questo momento?

Giulia. Sì, certo. Sono stanca d’impazzire per voi.

Aspasia. Date qui quei fogli. Vi farò vedere chi sono. (altiera)

Giulia. Teneteli. (donna Aspasia va al tavolino)

Alessandro. Aspetto la mia sentenza. Donn’Aspasia vuol vendicarsi. (a donna Giulia)

Giulia. Chi sa? Vi odia meno che non credete. (a don Alessandro)

Aspasia. Eccomi, donna Giulia. Non sono quella donna che voi credete. Supero ogni passione, vinco la mia ripugnanza, e a voi riconsegno il foglio di mia mano segnato. Sì, il foglio che a mio dispetto mi obbliga, e per sempre mi lega a quel barbaro di don Alessandro.

Giulia. Viva l’eroica azione di donna Aspasia.

Alessandro. Ah pietosissimo mio tesoro!

Aspasia. Ingrato!

Giulia. Signor notaro, rogate quest’altro foglio.