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LA DONNA DI MANEGGIO | 265 |
SCENA XI.
Camera a terreno.
Donna Aurelia e don Ridolfo.
Ridolfo. Basta, donn’Aurelia, per l’amor che vi porto, e in grazia di donna Giulia che mi benefica, mi scordo tutto, e vi prometto di sposarvi.
Aurelia. Anderemo in Moscovia?
Ridolfo. Sì, così spero. A questa condizione soltanto, posso impegnarmi che siate mia.
Aurelia. E mia madre, poverina?
Ridolfo. Vostra madre per sè sola ha tanto che le basta da mantenersi.
Aurelia. La faremo venire in Moscovia?
Ridolfo. Sì, se starà bene.
Aurelia. Sì, sì, starà bene, e verrà in Moscovia con noi.
SCENA XII.
Donna Giulia e detti.
Giulia. E così, che nuova mi date?
Ridolfo. Posso dirvi, signora...
Aurelia. Lasciate parlare a me. (a don Ridolfo) Don Ridolfo è tutto contento che le abbiate procurata questa buona fortuna. Io pure vi ringrazio per parte mia. Siamo pacificati, ci vogliamo bene, ci sposeremo, e preparateci i vostri comandi.
Giulia. Per dove?
Aurelia. Per Moscovia.
Giulia. Ho piacere che siate contenti. Questa è la scrittura che don Ridolfo dovrà sottoscrivere, come poeta della Corte. Aspetto un notaro; si formerà il vostro contratto di matrimonio, e avanti sera vi saranno contati 250 rubli per il primo quartale.
Ridolfo. Io non ho lingua bastante per ringraziarvi.