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LA DONNA DI MANEGGIO 263

Properzio. Già a lei non mancano raggiri, non mancano prepotenze; a forza di maneggi e di protezioni vorrà farmi stare, e farà sapere al mondo quelle cose che non si devono far sapere. Farà perdere il concetto a me, e farà rider di lei: farà rider di lei; di lei, di lei.

Giulia. Tutte cose che si potrebbero risparmiare.

Properzio. E chi le va cercando?

Giulia. Vossignoria.

Properzio. Io?

Giulia. Sono originate da lei.

Properzio. Eh! no, dica piuttosto da lei.

Giulia. Per me, altro non pretendo che l’onesta e lecita mia libertà.

Properzio. Ha fatto sempre a suo modo. Lo faccia ancora per l’avvenire.

Giulia. Favorisca, signore, perchè ha licenziata tutta la servitù?

Properzio. Perchè... perchè mi rubano a precipizio.

Giulia. Le rubano? Oh! se rubano, vossignoria ha ragione. Facciamo così, signor don Properzio. Si contenti di dare a me il maneggio di casa. M’impegno che le faccio risparmiare più di quindici scudi il mese.

Properzio. Questa sarebbe la miglior cosa che potesse fare una donna di garbo del suo sapere e della sua abilità.

Giulia. Dia a me il maneggio. Provi, e vedrà se è vero quel ch’io le dico.

Properzio. (Se potessi fidarmi, sarebbe per me una delizia).

Giulia. V. S. è un bravo economo in casa, ma non ha pratica delle cose fuori di casa. Crede che il risparmio di certe spese dia utile, ed io le farò vedere che reca danno. Conviene spendere nel miglioramento delle campagne, e se rendono quattro, farle render sei; conviene mantenere in buon assetto le case, acciò non rovinino, acciò stiano appigionate, e per poterne accrescere le pigioni. Conviene provvedere la casa all’ingrosso di ciò che occorre, e non ispendere il doppio comprando al minuto, e penar di tutto, e convien prendere poca servitù.