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LA DONNA DI MANEGGIO | 251 |
Aspasia. Oh! ve la dico liberamente. Non ci penso.
Giulia. Siete sdegnata con esso lui?
Aspasia. Sdegnata? perchè? Perchè ho da essere sdegnata? Perchè si è invaghito di donna Aurelia, e passa tutte le ore con lei, e dice di volerla sposare? Io per me non ci penso. Rido di queste frottole, lascio che ogni uno si soddisfaccia, e non mi prendo verun fastidio.
Giulia. (Ed io penso sia venuta qui per passione).
Aspasia. Credete voi che me ne dispiaccia?
Giulia. Vi dirò, se fosse vero, sarebbe giusto che vi doleste...
Aspasia. Se fosse vero? Mi vorreste dare ad intendere che non sia vero? Lo so di certo, e so che voi lo sapete quanto lo so io; e mi maraviglio di voi, che me lo vogliate nascondere, e fate torto al vostro impegno ed alla nostra amicizia.
Giulia. Vedete? Se non ci pensaste, non vi riscaldereste cotanto.
Aspasia. Oh! non ci penso. Ci ho gusto io; sposi pur donna Aurelia, che gli darà una buona dote, e il di lui padre sarà contento, e voi farete una bella figura in Napoli.
Giulia. Donn’Aspasia, voi non mi conoscete.
Aspasia. Eh! vi conosco.
Giulia. Mi credereste voi a parte di questi amori?
Aspasia. Un poco.
Giulia. Voi mi offendete.
Aspasia. Se non si sapesse la verità...
Giulia. No, non la sapete la verità. (con calore)
Aspasia. Donna Giulia, con permissione. (in atto di partire)
Giulia. Andate via?
Aspasia. Io parlo placidamente; vedo che voi vi alterate, è meglio ch’io parta.
Giulia. Amica, ci vorrebbe uno specchio, e vedreste chi si altera più di noi.
Aspasia. Come volete che io mi alteri, se non ci penso?
Giulia. Eh! sì, lo vedo che non ci pensate.
Aspasia. Potete voi dire, ch’io sia stata mai innamorata di don Alessandro?