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LA DONNA DI MANEGGIO | 249 |
in luogo di donna Aurelia? Ma che vedo? Questa è la lettera ch’io aveva destinata per vostro padre: come vi capitò nelle mani? come è in vostro potere? com’ella è aperta, dissigillata? Ah! cavaliere, vi abusaste dunque della mia buona fede, e ritrovata la lettera sul mio tavolino, ardiste di aprirla? Ora intendo le vostre smanie. Capisco ora la confusione dei vostri ragionamenti. Non aspettate più ch’io vi parli ne di nozze, nè di pontualità, ne d’impegno; voi non siete capace di concepire la vera idea delle cose; scusatemi, vi manca il buon senso, e compiango la vostra infelicità. Sì, mi querelava con vostro padre, e lo eccitava a distaccarvi dai nuovi amori, allorchè vi supponea vincolato dalle insistenze di donna Aurelia. Or che la giovane vi ha conosciuto, e vi usa il trattamento che meritate, cambierò il foglio, consiglierò un padre prudente a richiamare un figliuolo che vuol far poco onore alla sua famiglia.
Alessandro. Ah! donna Giulia, vi domando perdono.
Giulia. Non vi credeva di si poco senno.
Alessandro. Insultatemi, che mi sta bene.
Giulia. Non saprei qual titolo darvi.
Alessandro. Ditemi sfortunato, e non fallerete.
Giulia. Basta; scriverò a vostro padre.
Alessandro. No, per amor del cielo.
Giulia. E che cosa pensate di donna Aurelia?
Alessandro. Donna Aurelia... Donna Aurelia non merita l’amor mio.
Giulia. Sposerete voi donn’Aspasia?
Alessandro. Non mi distaccherò dai vostri consigli.
Giulia. Non ho motivo di compromettermi della vostra parola.
Alessandro. Giuro da cavalier d’onore.
Giulia. Un cavalier d’onore non apre le lettere di una dama.
Alessandro. Perdonatemi, ve ne scongiuro.
Giulia. Se vi cale del mio perdono, adoperatevi per meritarlo.
Alessandro. Voi non avete che a comandarmi.
Giulia. Andate tosto, e conducetemi qui un notaro.