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LA DONNA DI MANEGGIO | 235 |
Giulia. Povera signora, me ne dispiace. Ora, figliuola mia, permettetemi ch’io vi dica...
Aurelia. Da quindici giorni a questa parte ha moltissimo peggiorato.
Giulia. Se il ciel vorrà, starà meglio. Parliamo ora di ciò che preme.
Aurelia. Io credo che i medici non abbiano conosciuto il suo male.
Giulia. Sentite quel che ho da dirvi...
Aurelia. Chi dice una cosa, chi dice un’altra. Contrastano fra di loro, e l’ammalata peggiora.
Giulia. Cara donna Aurelia, permettetemi ora, che possa dirvi il motivo per cui vi ho incomodata.
Aurelia. Eh avete bel dire voi, che non siete ne’ guai ne’ quali mi trovo io. Son sola colla madre inferma, e con pochissimi assegnamenti; ed ora avrei una buona occasione di maritarmi con una persona che, se vogliamo, non pretenderebbe nemmeno gran dote; ma qualche cosa ci vuole, e non so da che principiare, e non ho cuore di andar lontana e di lasciar la madre in un letto.
Giulia. Avete occasione di maritarvi?
Aurelia. Sì, certo. L’incontro non potrebbe esser migliore. Un giovane nobile, ricco, figlio solo, e che mi vuol bene, che mi adora.
Giulia. Si può saper chi egli sia?
Aurelia. Se ve lo dico, non lo conoscerete. È forestiere, non lo conoscerete.
Giulia. Ne conosco tanti de’ forestieri.
Aurelia. Questo non lo conoscerete, perchè sta tutto il giorno da me, e non pratica con nessuno.
Giulia. Che difficoltà potete avere a dirmi il suo nome?
Aurelia. Io non ho difficoltà nessuna, ve lo dirò; ma per amor del cielo, non parlate. Non vuol che si dica, perchè se lo penetrasse suo padre, ci sarebbero de’ guai.
Giulia. Confidatevi meco, e non vi troverete scontenta.
Aurelia. Suo padre lo vorrebbe maritare a suo modo...
Giulia. Ditemi il nome...