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216 ATTO PRIMO

Servitore. Sarà servita. (parte)

Aspasia. Donna Giulia, a buon rivederci.

Giulia. Andate via?

Aspasia. Sì, è tardi, e sono aspettata.

Giulia. Non volete sentire don Alessandro?

Aspasia. Sentitelo voi.

Giulia. Non volete esser presente?

Aspasia. Io non ho quella gran curiosità.

Giulia. E se si deve concludere?

Aspasia. Concludete.

Giulia. E se don Alessandro inclinasse allo scioglimento?

Aspasia. Non lo crederei così ardito.

Giulia. E se si stabilissero le nozze, ora, subito, questa sera, domani?

Aspasia. Ehi! mi credete cotanto ansiosa di maritarmi?

Giulia. Donna Aspasia, non vi capisco.

Aspasia. Eccolo. Permettetemi ch’io vada da quest’altra parte. (incamminandosi)

Giulia. Perchè non vi volete incontrare...

Aspasia. Serva; ci rivedremo. (parte)

SCENA X.

Donna Giulia, poi don Alessandro.

Giulia. Io credo essere la calamita dei pazzi. In casa mia non ci piovono, ci tempestano. Che capo particolare ha costei? Non mi pare di essere tanto sciocca; eppure non arrivo a capirla. In sostanza questo matrimonio deve seguire, e don Alessandro, o per amore, o per forza, mi dee mantener la parola. So che il trattare con lui è una cosa incomoda, per le sue infinite caricature; ma soffrirò tutto per non rimanere pregiudicata.

Alessandro. Servidore umilissimo della mia riverita padrona.

Giulia. Serva, don Alessandro.

Alessandro. Come avete voi riposato la scorsa notte?