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214 ATTO PRIMO

Giulia. È tutto vero, ma se ora pensaste diversamente...

Aspasia. Bella davvero! Mi maraviglio di voi, che mi parliate in tal modo. Se non aveste maneggiato voi quest’affare, vi compatirei. Sapete in qual impegno io sono, anzi in quale impegno siete voi medesima, e avreste cuore di mettere le mie nozze in dubbio?

Giulia. Mi spiacerebbe che lo faceste per impegno, e che annoiata dalle di lui affettate caricature, non vi sentiste portata ad amare don Alessandro.

Aspasia. Chi vi ha detto, che io non l’ami? Chi vi ha detto, che mi dispiaccia?

Giulia. Giudicava ciò...

Aspasia. Oh! giudicate assai male. Siete una donna di spirito; ma non credo che abbiate l’abilità di penetrar nel cuore delle persone.

Giulia. Ma dalle vostre parole medesime...

Aspasia. Le parole sono parole, e i fatti sono fatti.

Giulia. (Ancora non arrivo bene a capirla).

Aspasia. Quando pensate voi che si abbiano a concludere queste nozze?

Giulia. Per quello che mi disse l’altrieri vostro zio Eugenio, egli vorrebbe procrastinate.

Aspasia. Per qual motivo?

Giulia. Io credo che non sia in ordine per la dote.

Aspasia. Come! vi hanno da essere difficoltà per la dote? La mia dote mi fu assegnata dal mio genitore. Ed è in effetti costituita, e non si ha da ritardare un momento per questo capo.

Giulia. Per dir la verità, donna Aspasia, io non vi credeva innamorata a tal segno.

Aspasia. Né io vi ho detto quanto sia innamorata, nè voi dovete far l’indovina.

Giulia. Il vostro ragionamento, la vostra ansietà, la vostra sollecitudine sono manifesti segni d’amore.

Aspasia. Non vi parrebbe cosa giusta ed onesta, ch’io amassi don Alessandro?