Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XVIII.djvu/222

210 ATTO PRIMO

Pasquale. Non si scaldi, che ci vado subito.

Properzio. Dove?

Pasquale. A liberarla dal mio cattivo servizio.

Properzio. Avete da aspettare il mio comodo, e non il vostro. Vi licenzierò quando vorrò io. Avete da servirmi fin che mi pare, e i miei danari imparate a spenderli meglio.

Pasquale. Ma in questa maniera, signore...

Properzio. È buona la cioccolata che avete preso?

Pasquale. È perfettissima. Ne ho comprato varie libbre per la signora, ed è rimasta contenta.

Properzio. La mia tenetela separata. La signora donna Giulia dà la cioccolata a tutti quelli che vengono, e se manca la sua, non voglio che s’abbia a prevaler della mia.

Pasquale. Non dubiti; non c’è questo pericolo.

Properzio. È buona questa cioccolata?

Pasquale. Vuol provarla?

Properzio. Sì, sbattetene una mezz’oncia. La beveremo insieme col segretario.

Fabrizio. Obbligatissimo alle di lei grazie. Non bevo mai cioccolata.

Properzio. Fate bene. La cioccolata riscalda.

Pasquale. Ma se la facciamo sì lunga, non potrà sentire il sapore.

Properzio. Fatela ristretta. Io la bevo in una chicchera da caffè. Sono dell’opinione del segretario; non voglio che mi riscaldi.

Pasquale. Sarà servita.

Properzio. Andate.

Pasquale. Se mi permette, avrei da dirle una cosa.

Properzio. Andate via, vi dico. Ho da scrivere una lettera di premura.

Pasquale. Come comanda. (va per partire)

Properzio. Che cosa abbiamo scritto? (a Fabrizio)

Fabrizio. Non mancherò di procurarle...

Properzio. Ehi. (a Pasquale)

Pasquale. Signore.

Properzio. Che cosa volevate dirmi?

Pasquale. Il sarto ha portato una polizza.