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possano analizzare. Senza dubbio la perfezione tecnica, il dialogo vivace, la pittura dei caratteri, basterebbero per dare ragione della vita così lunga della bellissima commedia. Ma qui dentro c’è qualche cosa di più: un vecchio scornato e la giovinezza e l’amore che trionfano allegramente e irresistibilmente... È un fondo immorale, si sostiene. Perchè ridere della vecchiezza?... Perchè la giovinezza, ingiustamente o giustamente, è tutto, perchè il mondo è di quelli che si avanzano e non di quelli che se ne vanno. Per questo tessuto poetico, per questa idea fondamentale ed essenzialmente umana il Curioso accidente fa vibrare l’anima dello spettatore» (Note di uno spettatore, Bologna, [1911], pagg. 21, 22). Lo Schmidbauer, entusiasta dell’intreccio e del modo onde condotto «d’effetto comico straordinario» e degno d’«un commediografo genuino» aggiunge: «Anche la giustizia poetica si fa valere. Il senso increscioso che questo trucco (la gherminella di Giannina) può causare, resta paralizzato perchè un istante prima che tutto si scopra vediamo il piacere che il vecchio prova d’essersi burlato del compagno e quanto goda in anticipazione della sua rabbia. Per questo noi ci rallegriamo del suo scorno» (Das Komische bei G., München, 1906. p. 31). Il Rabany rileva altri pregi di genuina comicità, ma, a parer suo, il voler coonestare il modo d’agire de’ personaggi, come l’autore tenta, non fa che metterne meglio in vista l’indelicatezza. «Il eùt fallu chercher uniquement à nous amuser par le comique des situations» (op. cit., p. 165). Superfluo notare che il buon Schedoni ha più d’ogni altro giudice severe parole per la condotta di Giannina (Principii morali del teatro ravvisali da P. S., Modena, 1828, pagg. 83, 219). La morale offesa indusse intorno all’anno 1845 il revisore di Firenze, solo di essa vigile custode, non di ortodossia politica e religiosa, a proibire la commedia (Brofferio, op. cit. vol. VIII, p. 499). Più corrivo s’era mostrato un suo confratello dell’epoca napoleonica, ammettendola con qualche correzione alle scene I e III dell’atto I (Elenco delle rappresentazioni drammatiche ammesse pei Teatri del Regno d Italia. Biblioteca Marciana, misc. 2752). Le correzioni verisimilmente colpivano la buona notte che s’augura Guascogna con la sua vispa Marianna, e il poco affettuoso accenno di Giannina alla morte del babbo.

Del Curioso accidente Alberto Nota, instancabile rimpastatore di motivi e intrecci goldoniani, si giovò in alcune scene del Progettista (cfr. Allocco-Castelline, A. N., ricerche ecc., Torino, 1912, pag. 161) e pur l’Ospite francese pare a noi, come parve al Costetti (Il teatro italiano nel 1800, Rocca di S. Casciano, [1901], p. 67), una rifrittura fiacchissima della commedia del Goldoni. L’Allocco-Castellino ammette solo un parallelismo dell’antefatto (op. cit., p. 175).

Più delle opere ben morte del cavalier Nota vuol la nostra attenzione una curiosa somiglianza della favola goldoniana con un episodio del Buco nel muro, graziosa novella di F. D. Guerrazzi. Un ricco borghese — vi si legge — trae dalla miseria un artista, lo conforta allo studio, gli offre asilo in casa sua e in compenso di tutto questo il giovine gli rapisce la figliuola. Il modo del rapimento — per quel che ricorda un rivale sprezzato alla stessa eroina — è di schietta fonte goldoniana. «Il fraudolente, mostrandosi in vista a tuo padre disperato un giorno peggio dell’altro, lo condusse a domandargli la cagione del suo segreto affanno, e quegli gli disse essere colpa l’amore di