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UN CURIOSO ACCIDENTE | 175 |
Giannina. Ah signore, il vostro consiglio...
Filiberto. Taci, non mi tormentar di vantagtio. Non mi parlare mai più della mia ignoranza, della mia debolezza. Alzati, a questa condizion ti perdono.
Giannina. Oh amorosissimo genitore! (s’alza)
Costanza. (Le costa poco il suo pentimento).
Giannina. Deh, signore, sieno le grazie vostre compite...
Filiberto. Non mi parlare di tuo marito.
Giannina. O accettatelo nel cuor vostro, o sarò costretta ad abbandonarvi.
Filiberto. Perfida! così parli a tuo padre?
Giannina. La fede coniugale mi obbliga a quest’eccesso.
Filiberto. (Oh dura legge di un padre! Ma mi sta bene, merito peggio).
Riccardo. Amico, la cosa è fatta, non vi è rimedio. Vi consiglio ad accomodarvi, prima che si sparga per la città il curioso accidente che vi è accaduto.
Filiberto. Mi raccomando a voi, mi raccomando a madamigella che non si sappia, per l’onor mio, per il mio concetto. Avverti tu non parlare. (a Marianna) Figlia mia, non lo dire a nessuno. (a Giannina)
Giannina. No, per amor del cielo, che non si sappia. Presto, accomodiamo tutte le cose, prima che escano da queste mura. Presto, caro sposo, venite innanzi, gettatevi a’ piedi del mio caro padre, domandategli perdono, baciategli la mano. Ei vi perdona, vi accetta per genero e per figliuolo. Presto, e zitto, che nessuno lo sappia, (fa eseguire con violenza tutte le cose che ha dette.)
Filiberto. (Sono stordito, non so che mi faccia).
Costanza. (Non ho coraggio di resistere alla vista di quell’ingrato!) (parte)
Cotterie. Signore, mi avete voi perdonato? (a Filiberto)
Filiberto. Pare a voi di meritare ch’io vi perdoni?
Giannina. Per amor del cielo, non parliamo più oltre. Badate a non far saper a nessuno quel che è accaduto. Preme a mio