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UN CURIOSO ACCIDENTE 173

Marianna. Fortuna, che ha buona schiena il padrone.

Costanza. Io di tutto ciò non capisco niente.

Filiberto. Vi dirò io netta e chiara com’è la cosa. Sappiate dunque...

SCENA VI.

Monsieur Riccardo e detti.

Riccardo. Che fate voi qui? (a Costanza)

Filiberto. (Ecco il resto).

Costanza. Signore, voi non mi avete vietato mai di frequentar questa casa.

Riccardo. Principio ora a vietarvelo. So perchè ci venite. So gli amori vostri col forestiere, e so che qui si tendono insidie al vostro decoro ed alla mia autorità.

Filiberto. Voi non sapete nulla, e se sapeste quel che so io, non parlereste così. (a Riccardo, con sdegno)

Riccardo. Fondo il discorso mio su quel che mi avete detto, e non è poco, e bastami per obbligare mia figlia a non venire più in questa casa.

Marianna. Avete voi paura che ve la maritino a dispetto vostro?

Riccardo. Posso temere ancor questo.

Marianna. Sentite. Se non isposa il padrone, qui non c’è altri.

Riccardo. Dov’è il francese? Dov’è l’uffiziale?

Marianna. Signore, permettete ch’io glielo dica? (a Filiberto)

Filiberto. Ah! pur troppo si ha da sapere.

Marianna. Sappiate dunque, che il signor uffiziale ha bravamente sposato la mia padrona.

Riccardo. Eh! (con ammirazione)

Filiberto. Oh! (con dispetto)

Costanza. Ecco l’ingiuria di cui temeva. Ah! signor padre, vendicate l’insulto che mi vien fatto. Si sono valsi di me per mascherare gli affetti loro; mi hanno lusingata per dileggiarmi, e l’affronto che è fatto a me, viene ad offendere la nostra casa.