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172 | ATTO TERZO |
Marianna. Voi morirete ricco, e la vostra figliuola viverà miserabile.
Filiberto. Povera disgraziata!
Marianna. E vorrete campar con quest’odio, e morire con questo rimorso?
Filiberto. Ma taci, demonio, taci. Non tormentarmi di più.
SCENA V.
Madamigella Costanza e detti.
Costanza. Monsieur Filiberto, vi prendete giuoco di me?
Filiberto. (Ci mancava ora costei).
Costanza. Son due ore che l’aspetto, e non si vede a comparire nessuno.
Filiberto. (Io non so che rispondere).
Costanza. Non mi eccitaste voi a ritornar dalla zia, dicendomi che colà sarebbesi introdotto il signor tenente?
Marianna. Vi dirò io, signora, come andò la faccenda. Il signor tenente doveva andar dalla zia, e dalla zia è andato: doveva intendersi con madamigella, e con madamigella si è inteso. Ma il povero galantuomo ha sbagliato la casa. In luogo di portarsi dalla zia Ortensia, si è trovato dalla zia Geltruda, e invece di sposare madamigella Costanza, ha sposato madamigella Giannina.
Costanza. Come! sarebbe mai possibile, che io fossi beffata a tal segno? Parlate voi, monsieur Filiberto; sinceratemi su questo fatto, e non mi crediate sì vile per tollerare un’ingiuria.
Filiberto. Oh cospetto di Bacco, se la tollero io, l’avete da tollerare anche voi.
Costanza. E che cosa dovete voi tollerare?
Filiberto. Per cagion vostra, ho contribuito alla rovina di mia figliuola.
Costanza. Per causa mia?
Filiberto. Sì, per voi si è alzata una macchina, che si è poi diroccata sulle mie spalle.