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UN CURIOSO ACCIDENTE 167


piacer di essere più vicina, per saper le nuove. So tutto, va tutto bene, e tu sei una sciocca.

Marianna. (Sento proprio che la bile mi affoga).

Filiberto. Guarda chi c’è in sala. Ho sentito gente.

Marianna. (Oh, la sarebbe bella che il vecchio rimanesse gabbato! Ma mi pare ancora impossibile). (parte)

SCENA II.

Monsieur Filiberto e poi Guascogna.

Filiberto. Prego il cielo che la cosa abbia buon fine: non avrà mancato però dalla imprudenza del tenente il cercar di precipitarsi. La gioventù è soggetta a simili debolezze. Io, per grazia del cielo, sono stato accorto da giovane, e lo sono molto meglio in vecchiezza.

Guascogna. Servitore di monsieur Filiberto.

Filiberto. Buon giorno, amico. Che c’è di nuovo?

Guascogna. Il mio padrone gli fa i suoi umilissimi complimenti.

Filiberto. Dov’è il tenente? Che fa? Che dice? Come passano gl’interessi suoi?

Guascogna. Credo che da questo viglietto potrete essere interamente informato.

Filiberto. Sentiamo. (apre il viglietto)

Guascogna. (Se non mi dice d’andarmene, ho volontà di restare).

Filiberto. Vi è dentro una carta, il cui carattere mi par di mia figlia. Sentiamo prima, che cosa dice l’amico.

Guascogna. (Marianna ascolta dalla portiera. Ella non è men curiosa di me.)

Filiberto. Monsieur. I vostri consigli m’hanno animato ad un passo, che io non avrei avuto coraggio d’intraprendere con tutte le sollecitazioni dell’amor mio. Sì, certo, egli non avea coraggio. Ho condotto la figlia in luogo onesto e sicuro, vale a dire in casa della di lei zia paterna. Dice di averla condotta! Avrà incontrata per via madamigella Costanza, e si sarà accompagnato con essa. Ho fatto bene io a sollecitarla