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UN CURIOSO ACCIDENTE 157

Filiberto. È cadetto di sua famiglia.

Riccardo. Se non è ricco, stimo poco la sua nobiltà, e molto meno il di lui mestiere.

Filiberto. Caro amico, parliamo fra voi e me, che nessuno ci senta. Un uomo come voi, beneficato dalla fortuna, spenderebbe male cinquanta o sessanta mila fiorini per fare un nobile parentado?

Riccardo. Per questa ragione non ispenderei dieci lire.

Filiberto. A chi volete voi dare la vostra figlia?

Riccardo. Se ho da privarmi di qualche somma, la voglio mettere in una delle migliori case d’Olanda.

Filiberto. Non ci riuscirete.

Riccardo. Non ci riuscirò?

Filiberto. Non ci riuscirete.

Riccardo. Perchè non ci riuscirò?

Filiberto. Perchè le buone case d’Olanda non hanno necessità di arricchirsi per questa strada.

Riccardo. Vi preme tanto questo galantuomo?

Filiberto. Sì, mi preme assaissimo.

Riccardo. Perchè non gli date la vostra?

Filiberto. Perchè.... perchè non gliela voglio dare.

Riccardo. Ed io non gli voglio dare la mia.

Filiberto. Fra voi e me vi è della differenza.

Riccardo. Io non la so vedere questa differenza.

Filiberto. Si sanno i vostri principi.

Riccardo. E di voi non si può sapere il fine.

Filiberto. Siete troppo arrogante.

Riccardo. Se non fossi in casa vostra, direi di peggio.

Filiberto. Vi farò vedere chi sono.

Riccardo. Non ho soggezione di voi.

Filiberto. Andate, e ci parleremo.

Riccardo. Sì, ci parleremo. (Ci cascherà un giorno nelle mie mani. Se posso trovarlo in fraude di un menomo contrabbando, giuro al cielo, lo voglio precipitare). (parte)