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UN CURIOSO ACCIDENTE 141

Filiberto. Vedete, s’io sono quel bravo medico che ha conosciuto il male, e sa ritrovarvi la medicina?

Cotterie. Non sapea persuadermi di una sì grande felicità.

Filiberto. E perchè?

Cotterie. Apprendeva per insuperabile obbietto la ristrettezza di mie fortune.

Filiberto. Il vostro sangue ed il vostro merito possono equiparare una ricca dote.

Cotterie. Voi avete per me una bontà senza pari.

Filiberto. L’amor mio non ha ancora fatto niente per voi. Prendo ora l’impegno di adoperarmi a formare la vostra felicità.

Cotterie. Questa non può dipendere che dal vostro bel cuore.

Filiberto. Conviene studiare il modo per superare le difficoltà.

Cotterie. E quali sono, signore?

Filiberto. Le convenienze del padre della fanciulla.

Cotterie. Amico, non vorrei che vi prendeste spasso di me. Dal modo con cui mi ragionaste finora, credei ogni difficoltà superata.

Filiberto. Io ancora non gli ho parlato.

Cotterie. A chi non avete parlato?

Filiberto. Al padre della fanciulla.

Cotterie. Oh cieli! E chi è il padre della fanciulla?

Filiberto. Oh bella! Non lo conoscete? Non sapete voi, che il padre di madamigella Costanza è quell’austero, selvatico monsieur Riccardo, che s’arricchì col mezzo delle finanze, e non conosce altro idolo che l’interesse?

Cotterie. (Son fuor di me. Sono precipitate le mie speranze).

Filiberto. Riccardo non vien da noi. Voi uscite poco di casa, non sarebbe gran fatto che non lo conosceste.

Cotterie. (Ah! son forzato dissimulare, per non iscoprire importunamente il mio fuoco).

Filiberto. Ma come sapete voi, che il padre non acconsenta a darvi la figlia, se ne tampoco lo conoscete?

Cotterie. Ho delle ragioni per crederlo a ciò contrario, e però la mia disperazione non ha rimedio.