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UN CURIOSO ACCIDENTE | 139 |
Cotterie. Non l’ho veduta.
Filiberto. Ma io non vi vorrei veder sì malinconico.
Cotterie. Quando manca la salute, non si può nutrir l’allegrezza.
Filiberto. Non sapete voi ch’io son medico, e che ho l’abilità di guarirvi?
Cotterie. Non ho mai saputo, che fra le altre vostre virtù possediate ancor questa.
Filiberto. Eh, amico, la virtù qualche volta sta dove meno si crede.
Cotterie. Ma perchè finora non vi siete adoperato per la mia guarigione?
Filiberto. Perchè prima non ho conosciuto l’indole del vostro male.
Cotterie. Ed ora credete voi di conoscerla?
Filiberto. Sì, certo, perfettamente.
Cotterie. Signore, se siete istrutto nell’arte medica, saprete meglio di me quanto ella sia poco certa, e quanto fallaci sieno le congetture, che conducono a rilevare le cause del male.
Filiberto. Gli agnostici, che ho della vostra malattia formati, hanno tal fondamento, che son sicuro di non ingannarmi; e solo che vogliate fidarvi della mia amicizia, non andrà molto che vi ritroverete contento.
Cotterie. E come intendereste voi di curarmi?
Filiberto. La prima ordinazion ch’io vi faccio, è abbandonare affatto per ora il disegno di andarvene, e profittar di quest’aria, che può esser per voi salutare.
Cotterie. All’incontrario, signore, dubito per me quest’aria perniciosissima.
Filiberto. Sapete voi, che anche dalla cicuta si traggono de’ salutari medicamenti?
Cotterie. Non ignoro questa nuova scoperta. Ma il paragone ha del metafisico.
Filiberto. No, amico, vedrete che, rispetto all’ambiente di questo cielo, siamo nella medesima circostanza. Parliamo senza metafora. Il vostro male è originato da una passione; l’allonta-