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UN CURIOSO ACCIDENTE 137

Filiberto. Sentitele. Venite qui, accostatevi. Il tenente non parte più. Ah! che dire? Vi sentite brillar il cuore a quest’annunzio non aspettato?

Costanza. Di grazia, monsieur Filiberto, mi credete voi innamorata?

Filiberto. Dite di no, se potete.

Costanza. Signor no; l’ho detto.

Filiberto. Giuratelo.

Costanza. Oh! non si giura per così poco.

Filiberto. Voi volete nascondermi la verità. Come se io non potessi farvi del bene, e non mi desse l’animo di consolar voi, e di consolare quel povero addolorato.

Costanza. Addolorato per chi?

Filiberto. Per voi.

Costanza. Per me?

Filiberto. Oh sì, veramente noi siamo al buio! che non si vede chiaro l’amor che ha per voi? Che non si sa di certo, che vuol partir per disperazione?

Costanza. Disperazione di che?

Filiberto. Di vostro padre, che non acconsente di darvi a lui, per superbia, per avarizia. Eh, figliuola mia, si sa tutto.

Costanza. Sapete più di me, a quel ch’io sento.

Filiberto. Voi sapete, e non volete sapere. Campatisco la verecondia: ma quando un galantuomo vi parla, quando un uomo del mio carattere si esibisce a pro vostro, avete da lasciar andar la vergogna, ed aprire il cuore liberamente.

Costanza. Io resto sorpresa a segno, che mi mancano le parole.

Filiberto. Concludiamo il discorso. Ditemi la verità da quella onesta giovane che siete: amate voi monsieur de la Cotterie?

Costanza. Mi obbligate in modo, che non lo posso negare.

Filiberto. Sia ringraziato il cielo! (eh, mia figlia non sa mentire) ed egli vi ama con pari affetto?

Costanza. Questo poi non lo so, signore.

Filiberto. Se non lo sapete voi, ve lo dirò io: vi ama perdutamente.