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132 ATTO PRIMO

Filiberto. Anche questo potrebbe darsi, e voi, che siete della partita, e non mancate di spirito e di cognizione, dovreste saperlo precisamente, e sapendolo, fareste bene a trarmi fuor di sospetto.

Giannina. Veramente io avea promesso di non parlare.

Filiberto. Il padre dee eccettuarsi da simili promissioni.

Giannina. Sì certo, allor specialmente che col tacere gli posso dar del rammarico.

Filiberto. Via dunque, buona figliuola, parlate. (M’induceva a sospettar di lei con fatica).

Giannina. (Trovo il ripiego mio indispensabile). Sappiate, signore, che il povero monsieur de la Cotterie è acceso e delirante per madamigella Costanza.

Filiberto. Che è la figliuola di monsieur Riccardo?

Giannina. Sì, quella appunto.

Filiberto. Gli corrisponde la giovane?

Giannina. Colla maggior tenerezza di questo mondo.

Filiberto. E quali difficoltà si frappongono all’onesto fine de’ loro amori?

Giannina. Io credo che il padre della fanciulla non acconsenta di darla ad un uffiziale, che ha scarso modo di mantenerla.

Filiberto. Bella fantasia davvero! E chi è egli monsieur Riccardo, che abbia da concepire delle massime sì rigorose? Non è finalmente che un finanziere, sollevato dal fango, ed arricchito al suono delle esclamazioni del popolo. Vorrebbe egli mettersi in gara coi negozianti d’Olanda? Le nozze di un uffiziale onorerebbero la sua figliuola, e non avrebbe mai spesi meglio i suoi danari male acquistati.

Giannina. Per quel ch’io sento, se foste voi il finanziere, non gli neghereste la vostra figlia.

Filiberto. No certamente.

Giannina. Ma essendo un negoziante d’Olanda, non vi converrebbe il partito.

Filiberto. No, non mi converrebbe. Voi lo sapete; non mi converrebbe.