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UN CURIOSO ACCIDENTE 129

Giannina. Ma regolatevi in modo che non appansca nè la mia gelosia, nè l’affetto vostro per me.

Cotterie. Ah! voglia il cielo, madamigella, che esciamo un giorno d’affanni.

Giannina. Convien soffrire per meritarsi i doni della fortuna!

Cotterie. Sì, cara, soffrirò tutto per una sì gioconda speranza. Permettetemi ch’io cerchi il mio servitore, e che lo mandi a sospendere l’ordinazion della posta.

Giannina. Erano già ordinati i cavalli?

Cotterie. Sì certamente.

Giannina. Ingrato!

Cotterie. Compatitemi...

Giannina. Andate subito, prima che il mio genitore lo sappia.

Cotterie. Oh mia speranza! oh mia consolazione! Il cielo secondi le nostre brame, e diaci il premio del vero amore e della virtuosa costanza. (parte)

SCENA IV.

Madamigella Giannina, poi Monsieur Filiberto.

Giannina. Non avrei mai creduto avermi da ridurre ad un simil passo. Impiegar io medesima le parole ed i mezzi per trattenerlo? Ma senza di ciò, ei partirebbe a momenti, ed io morrei poco dopo la sua partenza. Ecco mio padre. Spiacemi ch’ei mi sorprenda nelle camere del forestiere. Ringrazio il cielo ch’ei sia partito. Convien dissipare dal volto ogni immagine di tristezza.

Filiberto. Figliuola, che fate qui in queste camere?

Giannina. Signore, la curiosità mi ci ha spinta.

Filiberto. E di che siete voi curiosa?

Giannina. Di vedere un padrone da poco ed un servitore sguaiato ad allestire pessimamente un baule.

Filiberto. Sapete voi quando egli si parta?

Giannina. Volea partirsi stamane; ma nel muoversi per la stanza si reggea sì mal sulle gambe, che cominciò a temere di non resistere al viaggio.