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126 ATTO PRIMO

Cotterie. Madamigella, abbiatemi compassione. Non mi affliggete di più.

Giannina. S’io sapessi da che provenga questa vostra afflizione, studierei, anzi che di accrescerla, di moderarla.

Cotterie. Cercatene la cagione dentro di voi medesima, e non avrete necessità ch’io vel dica.

Giannina. Partite dunque per me?

Cotterie. Sì, per voi son costretto a sollecitare la mia partenza.

Giannina. Cotanto odiosa sono divenuta a’ vostri occhi?

Cotterie. Oh cieli! Mai più tanto amabile mi compariste. Mai più mi ferirono gli occhi vostri più dolcemente.

Giannina. Ah! se ciò fosse vero, non vi vedrei sì sollecito alla partenza.

Cotterie. S’io amassi soltanto la bellezza del vostro volto, cederei al violento amore che mi stimola a rimanere. Amo la vostra virtù, veggio in pericolo la vostra quiete, e intendo di ricompensare la bontà che mi usaste, sagrifìcando le più belle speranze dell’amor mio.

Giannina. Io non credo voi di sì poco spirito, che non possiate essere superiore a qualunque passione; ed è un torto che fate alla mia virtù, se mi credete incapace di resistere alle inclinazioni del cuore. Vi amai finora, senza arrossire dell’amor mio. Di tal virtuoso amore parmi che potrei compromettermi per tutto il tempo della mia vita, e non so persuadermi, che un uomo sia men capace di me di sostenere con gloria l’interna guerra delle passioni. Posso amarvi, senza pericolo. Bramerei di vedervi per mio conforto. Voi all’incontro, partir volendo violentemente, andate in traccia di una tranquillità più felice, mostrando più che l’amore, l’intolleranza. Intesi dire, che la speranza è il conforto di chi desidera. Chi si allontana dai mezzi, mostra curarsi poco del fine, e voi fuggendo soffrire la tormentosa inquietudine di chi spera, manifestate o una debolezza spregievole, o una indifferenza ingiuriosa. Qualunque sia lo stimolo, che a partire vi sprona, andate pure festoso del vostro ingrato trionfo; ma vergognatevi di una crudeltà senza pari.