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122 ATTO PRIMO

Marianna. Ah monsieur Guascogna! Il ragionamento di ora ha finito di precipitarmi. Fate di tutto.... Mi raccomando... (davvero, non so quel ch’io mi dica). (parte)

SCENA II.

Guascogna, poi Monsieur de la Cotterie.

Guascogna. S’io non avessi più giudizio di lei, la baggianata sarebbe fatta.

Cotterie. (Oh cieli! sono pure infelice! sono pure sfortunato!)

Guascogna. Signore, il baule è tosto riempiuto.

Cotterie. Ah! Guascogna, son disperato.

Guascogna. Oimè! che vi è accaduto di male?

Cotterie. Il peggio che mi potesse accadere.

Guascogna. Le disgrazie non vengono mai scompagnate.

Cotterie. La mia disgrazia è una sola, ma è sì grande, che non ho cuor di soffrirla.

Guascogna. M’immagino, che la riconosciate dal vostro amore.

Cotterie. Sì, ma ella si è accresciuta per modo, che non vi è virtù che basti per superarla.

Guascogna. Che sì, che la vostra bella è indifferente alla vostra partenza, e non vi ama come credevate di esser amato?

Cotterie. Al contrario. Mai più tenera, mai più amorosa. Oh Dio! senti fin dove giugne la mia disperazione. L’ho veduta a piangere.

Guascogna. Oh! è male; ma mi credeva di peggio.

Cotterie. Disumano! insensato! o a meglio dire, animo vile, plebeo! Puoi immaginare di peggio al mondo oltre le lacrime di una tenera afflitta donna, che mi rimprovera la mia crudeltà, che indebolisce la mia costanza, che mette in cimento l’onor mio, la mia onestà, la mia fede?

Guascogna. Io non credeva di meritarmi rimproveri così ingiuriosi. Dopo dieci anni, la mia servitù è molto bene ricompensata.