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UN CURIOSO ACCIDENTE 121


l’acciechi, dubita di esser sedotto, o di esser in necessità di sedurre. Per ciò, facendo forza a se stesso, sagrifica il cuore alla sua onestà, ed è risoluto partire.

Marianna. Lodo il bell’eroismo. Ma se dipendesse da me, non sarei capace di secondarlo.

Guascogna. Eppure convien separarsi.

Marianna. Voi lo farete più facilmente di me.

Guascogna. Veramente noi altri uomini abbiamo il cuore più vigoroso.

Marianna. Eh! no, dite piuttosto, che il vostro affetto è più debole.

Guascogna. In quanto a me, mi fate torto se così pensate.

Marianna. Io credo a fatti, non a parole.

Guascogna. Che dovrei fare, per assicurarvi dell’amor mio?

Marianna. Monsieur Guascogna non ha bisogno che io lo ammaestri.

Guascogna. Vorreste che prima di partir vi sposassi?

Marianna. Questo sarebbe un fatto da non porre in dubbio.

Guascogna. Ma poi converrebbe che ci lasciassimo.

Marianna. E avreste cuore d’abbandonarmi?

Guascogna. O che veniste meco.

Marianna. Piuttosto.

Guascogna. Ma a star male.

Marianna. Non mi comoderebbe, per dirla.

Guascogna. Se ci fermassimo qui, vi comoderebbe?

Marianna. Assai.

Guascogna. Per quanto tempo?

Marianna. Per un anno almeno.

Guascogna. E dopo un anno, mi lasciereste partire?

Marianna. Dopo un anno di matrimonio, si potrebbe facilitare.

Guascogna. Io dubito, che mi lascereste partir dopo un mese.

Marianna. Non lo credo.

Guascogna. Ne son sicuro.

Marianna. Proviamolo.

Guascogna. Viene il padrone. Ne parleremo con più comodo.