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72 ATTO TERZO


Vittoria. Siete diventato pazzo?

Paolo. (Non lo inquieti di più, per amor del cielo). (a Vittoria)

Vittoria. Eh! non mi seccate anche voi. (a Paolo)

SCENA VIII.

Cecco e detti.

Cecco. Il signor Fulgenzio non c’è. (a Leonardo)

Leonardo. Dove il diavolo se l’ha portato?

Cecco. Mi hanno detto che è andato dal signor Filippo.

Leonardo. Il cappello e la spada. (a Paolo)

Paolo. Signore....

Leonardo. Il cappello e la spada. (a Paolo, più forte)

Paolo. Subito. (va a prendere il cappello e la spada)

Vittoria. Ma si può sapere? (a Leonardo)

Leonardo. Il cappello e la spada.

Paolo. Eccola servita. (gli dà il cappello e la spada)

Vittoria. Si può sapere che cosa avete? (a Leonardo)

Leonardo. Lo saprete poi. (parte)

Vittoria. Ma che cosa ha? (a Paolo)

Paolo. Non so niente. Gli vo’ andar dietro alla lontana. (parte)

Vittoria. Sai tu che cos’abbia? (a Cecco)

Cecco. Io so che m’ha detto asino; non so altro. (parte)

SCENA IX.

Vittoria, poi Ferdinando.

Vittoria. Io resto di sasso, non so in che mondo mi sia. Vengo a casa, lo trovo allegro, mi dice: andiamo in campagna. Vo’ di là, non passano tre minuti. Sbuffa, smania. Non si va più in campagna. Io dubito che abbia data la volta al cervello. Ecco qui, ora sono più disperata che mai. Se questa di mio fratello è una malattia, addio campagna, addio Montenero. Va là tu pure, maledetto abito. Poco ci mancherebbe che non lo tagliassi in minuzzoli. (getta il vestito sulla sedia)