Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/61


LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 53

sogna usare maggior prudenza. Orsù, in ogni modo mi convien licenziare il signor Guglielmo, a costo di non andare in campagna.

Giacinta. Mi consolo, signore, che la seccatura è finita.

Filippo. Chiamatemi un servitore.

Giacinta. Se volete che diano in tavola, glielo posso dire io medesima.

Filippo. Chiamatemi un servitore. L’ho da mandare in un loco.

Giacinta. Dove lo volete mandare?

Filippo. Siete troppo curiosa. Lo vo’ mandare dove mi pare.

Giacinta. Per qualche interesse che vi ha suggerito il signor Fulgenzio?

Filippo. Voi vi prendete con vostro padre più libertà di quello che vi conviene.

Giacinta. Chi ve l’ha detto, signore? il signor Fulgenzio?

Filippo. Finitela, e andate via, vi dico.

Giacinta. Alla vostra figliuola? Alla vostra cara Giacinta?

Filippo. (Non sono avvezzo a far da cattivo, e non lo so fare).

Giacinta. (Ci scommetterei la testa, che Leonardo si è servito del signor Fulgenzio per ispuntarla. Ma non ci riuscirà).

Filippo. C’è nessuno di là? C'è nessun servitore?

Giacinta. Ora, ora, acchetatevi un poco. Anderò io a chiamar qualcheduno.

Filippo. Fate presto.

Giacinta. Ma non si può sapere, che cosa vogliate fare del servitore?

Filippo. Che maledetta curiosità! Lo voglio mandare dal signor Guglielmo.

Giacinta. Avete paura che egli non venga? Verrà pur troppo. Così non venisse.

Filippo. Così non venisse?

Giacinta. Sì, signore, così non venisse. Godremmo più libertà, e potrebbe venire con noi quella povera Brigida, che si raccomanda.

Filippo. E non avreste piacere d’aver in viaggio una compagnia da discorrere, da divertirvi?